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L’incantesimo della propaganda

Sapremo che la nostra disinformazione è completa quando tutto ciò in cui il pubblico americano crederà sarà falso” (William Casey, direttore della CIA, febbraio 1981)

Di solito la propaganda ha successo perché soddisfa gli stessi bisogni che aveva creato in precedenza. Se seguite le notizie quotidiane del mainstream e reagite di conseguenza, sarete presi in un labirinto fatto apposta per intrappolarvi. Scoprirete in continuazione che la vostra mente sarà come un letto già fatto e le vostre ore diurne piene di incubi. Quelli che pensate siano i vostri veri bisogni saranno soddisfatti, ma diventerete rapidamente preda dell’ansia fluttuante creata appositamente dai media per confondervi e mantenervi in tensione. Vi forniranno degli oggetti, la Covid-19, il “ritiro” degli Stati Uniti dall’Afghanistan, le “minacce” russe e cinesi, la necessità di reprimere i dissidenti interni, l’11 settembre, ecc. (una panoplia infinita di bugie) a cui potrete collegare la vostra ansia, ma che non vi saranno d’aiuto. Non è quello il loro scopo, il loro scopo è confondervi e rendervi sempre più ansiosi, in modo che vi chiediate se attualmente c’è qualche differenza tra il mondo reale e quello apparente. I media mainstream corporativi servono fantasie 24 ore su 24, 7 giorni su 7, tutte mutevoli come sabbie mobili. Per chiunque abbia un minimo di buon senso, questo dovrebbe essere ovvio. Ma poi, come disse Thoreau:

“Il senso più comune è il senso degli uomini addormentati, quello che esprimono russando.”

Forse qualche esperto di salute fra un po’ dirà che 24 ore di sonno al giorno sono ottimali, ma forse sto sognando o dico sempre le stesse cose.

Per molti decenni, i media mainstream e la CIA sono stati praticamente la stessa cosa. Era stato un matrimonio celebrato all’inferno e adesso fanno tutti i giorni quassù il lavoro del diavolo. Ora che le notizie sono trasmesse via internet, soprattutto attraverso i media digitali, il loro potere di indurre una trance elettronica è aumentato esponenzialmente. Il controllo linguistico e visivo della mente è la loro raison d’être. La paura è la loro tattica preferita. E, poiché la paura e l’ansia della morte sono la fonte archetipica di tutte le ansie, la morte è diventata l’elemento centrale nella loro propaganda della paura.

In un recente e formidabile articolo, la giornalista indipendente canadese Eva Bartlett, una coraggiosa e libera corrispondente di guerra che aveva lavorato in Siria e nella Striscia di Gaza, ha mostrato come la continua “pornografia della paura” sulla Covid-19 vomitata dai media abbia aumentato drammaticamente i livelli di ansia della gente e gettato molti in uno stato perpetuo simile al panico. Questo, naturalmente, non è casuale.

La paura immobilizza le persone e le spinge in uno stato catalettico in cui è impossibile pensare in modo lucido. Rimangono ipnotizzate in uno spazio “privato” che, in realtà, è sociale, un’identificazione istantanea con le notizie dei media che sono indirizzate a milioni di individui, ma che vengono percepite come personali e aggravano notevolmente l’enorme solitudine che si trova al centro della società high-tech.

Come ho già detto, il nuovo ordine digitale è il mondo delle teleconferenze e della vita online, un’esistenza privata dello spazio fisico, del tempo e delle persone. Un mondo in cui stringere la mano è un atto dissidente. Un mondo infestato da spettri mascherati, da parole distorte e immagini che possono apparire e scomparire in un nanosecondo. Uno spettacolo di magia. Un luogo dove, nelle parole di Charles Manson, si può “sentire la paura,” dove la paura è regina. Un luogo dove, mentre fissi lo schermo, non sei più lì perché ti hanno stregato.

In una società high-tech, la solitudine è molto più diffusa che in passato. La tecnologia ha imprigionato le persone con i suoi schermi e ora i poteri che contano sono intenzionati a chiudere questo cerchio meccanicistico, se saranno in grado di farlo. Lo chiamano Il Grande Reset.

Per decenni hanno usato la tecnologia per invadere e ridurre lo spazio privato delle persone, quello dove risiede la libertà di pensare e di decidere.

Hanno ripetuto fino alla nausea il mantra materialista che la libertà è un’illusione e che siamo macchine incredibili, determinate dai nostri geni e dalle forze sociali.

Hanno ribadito che i regni spirituali e trascendenti sono illusioni.

E hanno spinto la loro agenda transumanista per imporre sempre più potere e controllo.

Questa è l’essenza della crisi del coronavirus e della spinta a vaccinare il mondo intero.

Goccia a goccia, anno dopo anno, hanno coltivato i presupposti e le predisposizioni necessarie per assicurare il successo di questo fascismo tecnologico con radici nichiliste.

Quando si perde la dimensione interiore dell’esistenza non è più possibile criticare il mondo esterno, la sua politica e la sua struttura sociale. Il dissenso diventa una passione inutile quando la gente si identifica istantaneamente con il sociale. La natura umana non cambia, ma le strutture sociali e la tecnologia sì, e possono essere usate per cercare di distruggere l’umanità delle persone. Herbert Marcuse l’aveva già chiaramente detto molto prima dell’attuale era digitale:

“Questa identificazione immediata e automatica (che può essere stata caratteristica delle forme primitive di associazione) riappare nell’alta civiltà industriale; la sua nuova “immediatezza,” tuttavia, è il prodotto di una gestione e organizzazione sofisticata e scientifica. In questo processo, la dimensione “interna” della mente, in cui l’opposizione allo status quo può attecchire, viene ridotta. La perdita di questa dimensione, in cui è di casa il potere del pensiero negativo, il potere critico della Ragione, è la controparte ideologica del processo, assolutamente materiale, con cui la società industriale avanzata mette a tacere e concilia l’opposizione.”

Una volta, le persone si riunivano e parlavano. Si toccavano e condividevano i loro pensieri e i loro sentimenti. Complottavano in modo più naturale, lontano dagli occhi e dalle orecchie indiscrete delle spie elettroniche. Ora, sempre più persone si siedono e controllano i loro telefoni cellulari. Si “connettono” e pensano di averlo fatto, senza sapere che sono stati attirati in un’altra dimensione, dove regna la passività frenetica e gli stati di trance sono la regola.

“La propaganda è il vero rimedio alla solitudine” aveva detto Jacques Ellul nel suo capolavoro, Propaganda. Era stato, allo stesso tempo, preciso e faceto. Questo perché la propaganda fornisce la porta d’ingresso alla pseudo-comunità, un posto dove perdersi nel gruppo, dove soddisfare il bisogno di credere e obbedire in una società tecnologica di massa, in cui il vuoto emotivo e la mancanza di significato sono dappertutto e la necessità di riempire il nulla dentro di sé è doverosamente soddisfatta dalla propaganda, che è solo una droga sotto mentite spoglie, anzi la droga per eccellenza. L’io vuoto brama la pienezza, qualsiasi cosa da consumare per riempire il vuoto che la cultura del consumo presenta ovunque. Pensate allo stesso modo, comprate allo stesso modo, vestitevi allo stesso modo e sarete una grande comunità felice. È tutto astratto, naturalmente, anche se il suo carattere razionale è irrazionale, ma questo non importa perché ciò che preoccupa la gente è la paura di “non andare d’accordo” e di passare per dissidenti.

Ora come “rimedio” per la solitudine abbiamo una propaganda digitale perpetua. Ah, tutte le persone sole, che tengono le loro maschere in un barattolo di fianco alla porta come Eleanor Rigby [1]. Credono di sapere a cosa servono le loro maschere, ma non sanno perché si sentono soli e non capiscono di essere stati turlupinati. Si indossano in continazione mascherine per allontanare la paura che viene pompata attraverso onde radio elettroniche. È dubbio che molti abbiano mai sentito parlare di William Casey o siano in grado di immaginare l’ampiezza e la profondità della propaganda che lui e i suoi attuali protetti nelle agenzie di intelligence e nei media corporativi dispensano quotidianamente.

“Quando tutto ciò che il popolo americano crederà sarà falso.” Casey starà sorridendo all’inferno [2].

In tantissimi Paesi una cupa sottomissione schiaccia la vita di milioni di persone ipnotizzate. Cupa, cupa, cupa, come Charles Dickens aveva scritto a proposito della sua visita del 1842 alla setta religiosa puritana degli Shaker, nel Massachusetts occidentale. Aveva detto:

“Io aborro così tanto, e detesto dal profondo della mia anima, quel cattivo spirito, non importa da quale classe o setta voglia essere preso in considerazione, che vorrebbe spogliare la vita delle sue salutari grazie, privare la gioventù dei suoi innocenti piaceri, strappare alla maturità e alla vecchiaia i suoi piacevoli ornamenti e rendere l’esistenza solo un angusto sentiero verso la tomba ….”

Nonostante tutto, man mano che passa il tempo le cose fondamentali hanno ancora la loro importanza. Amore, gloria, solitudine, bellezza, paura, fede e coraggio. Gli amanti e i veri artisti, entrambe categorie di combattenti, resistono a questa tirannia delle macchine e alle sue infinite bugie perché capiscono che il vero obiettivo è distruggere il loro amore appassionato per quell’audace avventura che è la vita. Sentono che l’esistenza è un agone, un’arena di lotta, “una lotta per l’amore e per la gloria,” un vero e proprio “vivere o morire.” Hanno un sesto senso per le stronzate e vedono attraverso la propaganda delle élite che viene usata per far fuori letteralmente milioni di persone in tutto il mondo e per uccidere lo spirito di ribellione in tanti altri. E sanno che è nel santuario interiore di ogni anima individuale che nasce la resistenza al male e si sconfigge la paura. Sanno anche che l’arte e l’amore devono essere condivise, perchè è così che si creano i movimenti di solidarietà sociale.

Ascoltate [Eric Clapton]. La lotta è in corso. “This Has Gotta Stop.”

Edward Curtin

Articolo originale: link / Traduzione di Comedonchisciotte / Illustrazione di copertina: Geoff McFetridge

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