L’inganno verde
Settimana scorsa, in una conferenza virtuale partecipata da quaranta capi di Stato si è svolto il summit 2021 sul Clima dove il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sottolineando la volontà del suo Paese di riprendersi la leadership nella lotta al cambiamento climatico, che prende il nome di Green New Deal, ha annunciato sia l’ambizioso obiettivo di riduzione del 50-52 per cento dei gas di serra entro il 2030, molto più di quanto prefissato dall’Amministrazione Obama, sia il traguardo finale di un’economia a emissioni zero entro il 2050. Mentre l’Europa ha confermato il taglio del 55 per cento delle emissioni entro il 2030, il presidente cinese Xi Jinping si è impegnato (a parole) a raggiungere il target delle emissioni zero entro il 2060 e il presidente russo Putin a collaborare per la “rimozione delle emissioni accumulate”.
Si è trattato di chiacchiere su programmi utopici perché l’obiettivo di zero emissioni è tanto assurdo quanto l’obiettivo di zero Coronavirus: entrambi non potrebbero essere realizzati senza eliminare la vita stessa. L’anidride carbonica forma parte integrante del nostro mondo vivente e della biosfera e quindi non può essere sradicata: senza il carbonio non esisterebbe il regno vegetale e quindi nessun ossigeno da respirare. Sì, anche i virus giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento del benessere delle creature viventi, non ultimi gli esseri umani e la loro eliminazione destabilizzerebbe l’equilibrio della natura. Chi ha dubbi in merito consulti un qualsiasi testo di biologia.
Non è un caso che cambiamento climatico e Coronavirus siano stati mobilitati insieme e senza sosta in modo così aggressivo e così iperbolico per spaventare i cittadini, affinché obbediscano e annullino le conquiste democratiche di anni a favore della restaurazione tecnocratica che era stata minacciata dalla rivolta populista iniziata con l’elezione di Donald Trump e con la Brexit. Da qui l’isterico utopismo verde diventato la fede costante dei media dominanti, delle Università e di un’ampia fascia dell’establishment multinazionale che ha abbracciato la nozione di decrescita, un’ideologia della classe dominante che, in sostanza, raccomanda alle classi lavoratrici occidentali di sacrificare agi e comodità per salvare il pianeta.
Il Green New Deal sarà dappertutto un fallimento totale, in quanto provocherà un massiccio calo della produttività industriale che si tradurrà in licenziamenti di massa. Fallimento lo è già nell’Unione europea che sta compiendo passi da gigante verso una politica energetica “rinnovabile” e dove prezzi e livelli di “povertà energetica” sono in aumento. L’Istituto Jacques Delors stima che già dal prossimo inverno circa trenta milioni di europei non saranno in grado di riscaldare adeguatamente le loro case. L’economista Eric Heyman di Deutsche Bank, prevede che le politiche verdi creeranno “una mega crisi europea” con una “notevole perdita di benessere e posti di lavoro”.
Cosa comporta effettivamente il passaggio dagli idrocarburi all’energia eolica e solare? Esaminiamolo, come si suol dire, dal punto di vista “scientifico”. Innanzitutto, l’eolico e il solare sono ad alta intensità di suolo. Per generare elettricità sufficiente a eguagliare la produzione di una centrale elettrica a gas convenzionale, il solare richiede da 300 a 400 volte l’uso del suolo, mentre i parchi eolici richiedono da 40 a 250 volte l’uso del suolo di una centrale elettrica convenzionale. È sostenibile questo immane spreco di terra? I parchi eolici e solari richiedono poi più materiali per funzionare rispetto a un’alternativa di un impianto a gas naturale. Il Manhattan Institute e la Northwestern University, hanno dimostrato che un parco eolico da 100-megawatt può alimentare 75mila case, ma richiede 30mila tonnellate di minerale di ferro, 50mila tonnellate di cemento e 900 tonnellate di plastica non riciclabile.
La stessa potenza generata da parchi solari richiede il 150 percento di questi materiali. I generatori eolici di grandi dimensioni sono costruiti in acciaio tubolare e fibra di vetro, entrambi ad alta intensità di carbonio per la loro fabbricazione. Quindi l’idea che l’energia eolica, solare e idroelettrica siano “carbon free” è falsa. Per continuare ad aumentare la percentuale di energia generata da energia eolica e solare, il mondo avrebbe bisogno di un aumento fino al 2000 per cento nell’estrazione di metalli di “terre rare”, non facilmente estraibili senza inquinare aria acqua e suolo.
Per concludere: con il progetto emissioni zero, il mondo passerebbe da un’economia ad alta intensità di carbonio a un’economia ad alta intensità di metalli. Le tecnologie a basse emissioni di carbonio utilizzano infatti quantità di metallo molto maggiori rispetto ai tradizionali sistemi basati sui combustibili fossili. Basti pensare a un tipico impianto solare contiene circa 5 chili di rame per kilowatt, contro i 2 chili per kilowatt di una centrale elettrica a carbone, oppure a un’auto elettrica che contiene in genere 80 chili di rame, quattro volte di più di un’auto a benzina. Pertanto, la domanda di metalli aumenterebbe in modo esponenziale e, alimentando un boom nell’estrazione e nella produzione, creerebbe una nuova sfida ambientale.
Dio del Cielo perché hai fatto gli ambientalisti così stupidi da non capire dove porta il feticcio delle emissioni zero? Le tecnologie “carbon free” possono essere adottate solo nei mercati di nicchia ma spingerle per generare energia nel mercato di massa è voler attuare un colossale inganno. Possono essere favorevoli solo coloro per i quali l’economia verde è una specie di religione, un articolo di fede indipendentemente dalle prove. Oppure i politici, come strumento per perseguire la governance e la tassazione globale aumentando il controllo sulle popolazioni. Si capirà, quindi, che anche in questo campo come in quello del Covid-19, le frodi scientifiche abbondano perché i governi che finanziano le ricerche sono più interessati al potere che alla scienza.
Illustrazione di copertina: Riccardo Guasco