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Lo scontro generazionale è inevitabile

Se il processo definito “globalizzazione” ha regolato tutti i processi politico-economico-sociali nei decenni a cavallo tra il XX e il XXI secolo, gli anni a venire saranno caratterizzati da un fenomeno uguale e contrario.

Fantastico direte voi. Insomma.

Insomma perchè a guidare i processo di de-globalizzazione saranno gli stessi che lo hanno prodotto. In pratica la macchina è stata spinta a 500km/h e ora è lo stesso macchinista folle che ha deciso che è giunto il momento di tirare il freno di emergenza, infischiandosene delle conseguenze nelle carrozze in fondo al treno.

Ovviamente ora come allora il processo è accompagnato da una campagna di marketing fantasmagorica.

Già all’indomani dell’inizio della pandemia, che in pratica è stato il segnale inviato al macchinista per invitarlo ad azionare la leva, è stato tutto un florilegio di “nulla sarà più come prima”, “nuova normalità”, “decrescita felice”, “locale è bello”, e altre amenità del genere.

La differenza dell’oggi rispetto al passato è dovuta al fatto che i metodi per regolare la transizione sono stati incredibilmente affinati e la “cupola oligarchica” è giunta ad un livello controllo degli apparati democratici mai visto nella storia: i governi sono eterodiretti manu militari, così come il mondo della cosiddetta informazione, l’industria culturale, le istituzioni sovranazionali e il terzo settore; i social sono presidiati da influencer con milioni di follower; gli scienziati influenti e i cosiddetti intellettuali di riferimento sono praticamente tutti a libro paga (direttamente o indirettamente).

Se il processo di globalizzazione registrò un fortissimo antagonismo da parte dei giovani, la de-globalizzazione vedrà questi ultimi schierati in prima linea con il capitale finanziario.

Il motivo è semplice: la “vecchia” generazione produttiva all’epoca era forte, numerosa e pertanto andava utilizzata; oggi, essendosi assottigliata e indebolita, può essere finalmente soffocata; i giovani saranno la mano che spingerà il coltello nel petto del ceto medio produttivo.

Nel prossimo futuro prevedo pertanto un intensificarsi dello scontro genitori-figli.

Il nuovo progetto prevede infatti l’istituzione di un reddito universale e di un sistema di accesso (non proprietà) ai beni, che di fatto costituirà la paga attraverso la quale il sistema remunererà i suoi proxy sul campo e li renderà indipendenti dalle famiglie.

Il combinato disposto di propaganda, benefit, social rating e apparato di controllo, garantirà che le milizie non escano fuori dal seminato e che l’investimento non si ritorca contro l’investitore.

Inizialmente questo sistema sembrerà la soluzione di tutti i problemi dei giovani (ove con questo termine intendo adolescenti, venti-trentenni e young adults eterni adolescenti), ma di fatto è una trappola mortale che garantirà al sistema un esercito sul campo per almeno vent’anni, ovvero fino a quando quella massa non si renderà conto di essere stata ridotta in schiavitù in cambio di un eterno presente minimalista, fatto essenzialmente di svaghi digitali, che non offre possibilità alcuna di mobilità sociale e che va bene fintantochè non intendi mettere su famiglia o non cominci a diventare vecchio (noi oggi crediamo che si diventi vecchi a settant’anni, mentre la realtà è che già a 48 anni, la mia età, si è vecchi, anche se lo specchio ci dice diversamente).

Il meccanismo dovrebbe essere ormai chiaro a tutti: le élite stanno spostando l’asse del conflitto sociale dalla posizione verticale a quella orizzontale. Ci stiamo avviando verso un mondo nel quale le masse non combatteranno più contro il vertice della piramide per ribaltare i rapporti di forza, ma si alleeranno con esso nell’illusione di poter sfruttare i suoi capitali e la sua macchina politico-mediatica per fronteggiare presunte emergenze globali o per perseguire i propri interessi individuali.

Un esempio da manuale di questo meccanismo, è dato dalla modalità con la quale stanno insinuando lo scontro generazionale all’interno delle famiglie, attraverso la campagna di inoculazione di massa dei giovani.

Gli adolescenti ricattati, anziché volgere la loro rabbia nei confronti del governo estorsore, sfogano la loro frustrazione contro tutti quei genitori che si pongono dei legittimi dubbi e che cercano di salvaguardare la loro salute e non cedere al più bieco dei ricatti.

Il seguente esempio chiarirà il concetto più di mille parole (rigrazio Donato Villani per lo spunto di riflessione).

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Ciao Giorgio.

È su tiktok che gli “influencer” stanno letteralmente aggirando la potestà genitoriale frollando la mente dei ragazzi.

Supportati e incentivati da un ministro della Repubblica https://vm.tiktok.com/ZMRNpfGWF/

Questo è un esempio. Ha poi reclutato direttamente un certo numero di influencers di età trasversale che lanciano messaggi di vario tipo, da quelli più tecnico-scientifici fino ai balletti e alle canzoncine per attivare il processo emulativo del modello e intercettare il maggior numero di soggetti possibile.

Se sei già al corrente, perdona il disturbo ma in pochi ne parlano qui e leggendo le parole di quella madre preoccupata (vedi sotto) ho pensato di scriverti.

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(Pubblico con il consenso dell’autrice un messaggio inviatomi in privato)

Mio figlio tredicenne mi dice che vuole vaccinarsi per avere il lasciapassare.

Gli rispondo pacatamente che non sono d’accordo, riportando i miei timori di natura sanitaria ma soprattutto i miei convincimenti giuridici, visto che si tratta di un obbligo di fatto.

Faccio presente inoltre lo squilibrio nel rapporto rischi/benefici per la sua fascia d’età, non mancando di sottolineare il nodo fondamentale della questione, ovvero che non è giusto accettare un trattamento farmacologico a fronte di un ricatto sui diritti civili: si tratta della libertà di scelta sul proprio corpo, barattata in cambio di una soluzione di efficacia molto dubbia ad problema più politico che sanitario.

Per non annoiarlo sono costretta a parlare velocemente. Non so se hai presente gli adolescenti: ascoltano i video su YouTube in modalità 2x; pertanto se li tieni troppo, la concentrazione dopo un po’ se ne va.

Dopo neanche un minuto mi interrompe chiedendomi quali siano le mie fonti; gli rispondo che è una questione complessa e che quanto prima gli farò avere materiale a sufficienza per farsi un’idea più precisa riguardo alla mia decisione.

La sua replica è una sciabolata dritta al cuore: “le mie fonti sono i miei amici Tommy, Alan, Edo, Leo…Tutti vaccinati e stanno bene. Mi vergogno profondamente di avere una mamma novax. L’obbligo dovrebbero metterlo per quelli ignoranti come te”.

Anche queste sono emergenze, al pari di quelle che hanno creato con i licenziamenti, con i malati non curati, con le quarantene assurde che ti fanno impazzire, con le piccole imprese che chiudono per impedimenti di ogni tipo e con l’economia che va a rotoli.

Non so come finirà, ma so per certo che mi attendono lunghi mesi di tensione e di conflitti familiari.

Mi sento circondata.

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Giorgio Bianchi

Illustrazione di copertina: Sebastien Thibault

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