L’Occidente è gay. Parola loro
Ogni civilizzazione muore a modo suo. La nostra ha scelto di tirare le cuoia al gran ballo del Titanic, vestita – o svestita- di arcobaleno, tra luci, gridolini, sguaiata allegria di naufraghi. Sterili, con i valori invertiti, a capofitto.
Leggiamo sull’Huffington Post- uno degli organi più pregiati del progressismo – un articolo dal titolo “L’ Occidente è gay”. Il pezzo è ripreso dall’agenzia Ansa, quanto di più ufficiale nell’informazione italiana, e lo stesso Huff Post (anche i giornali, all’uso americano, hanno nomignoli e diminutivi…) è ampiamente finanziato dai miliardari filantropi, con in testa George Soros, e dalla combriccola liberale, liberista, libertaria. Sono loro a decidere che cosa possiamo leggere e pensare, e che cosa è meglio (per loro) tacere al popolaccio. Soros è anche tra i finanziatori storici di Wikipedia, summa theologica progressista, la prima scelta dei grandi motori di ricerca. Bill Gates, tra epidemie annunciate e inviti a cibarci di vermiciattoli, ha deciso d’urgenza di destinare 300 milioni di dollari alla stampa amica.
L’Occidente, secondo l’articolista, è gay. Siamo portati a dargli ragione. La Repubblica – altra icona progre – ha invitato, quasi imposto ai suoi giornalisti di partecipare al gay pride romano. Che si deve fare per conservare la paga in tempi di crisi delle vendite. Uguale invito hanno ricevuto i paludati dipendenti di Bankitalia. Al diavolo lo spread e l’inflazione, i funzionari del capitale finanziario, con tanto di logo e maglietta celebrativa, sfilano meravigliati dal baccano, così diverso dal severo palazzo Koch.
Uno scioccante rapporto del Crédit Suisse afferma che la galassia LGBTQI+ è un impero multinazionale, forse il quarto del pianeta per volume d’affari, sostenuto da tutti i giganti fintech, da colossi come Nike e Adidas, Coca Cola, Walt Disney e da tutto il parterre des rois del turbocapitalismo. L’impero LGBTQI+ varrebbe, secondo i calcoli svizzeri, tremila miliardi di dollari. Ha ragione l’Huff Post: l’Occidente è gay. Intanto, sembra che l’1,4 per cento degli adolescenti americani ritenga di avere problemi di identificazione con il sesso assegnato dalla natura. Anni di bombardamento (dis)educativo, mediatico, politico e di spettacolo stanno scavando il solco. Avvizzite come piante nel deserto, le sparute ultime generazioni d’Occidente ballano gaie la danza macabra imposta da adulti criminali.
Assai significativo è l’articolo militante dell’Huff Post, in cui compaiono tutti i luoghi comuni dell’Occidente terminale. L’articolista gay enuncia senza saperlo alcune tristi verità. “Usiamo ancora il sesso per conoscerci, per stringere legami, per occupare il nostro tempo. Siamo ancora l’avanguardia di questa pulsione mortifera e seducente che plasma il mondo occidentale. Foucault in Aids diceva che era meglio morire continuando a scopare.” Questo è il programma esistenziale d’Occidente, ben oltre il mondo gay.
Illuminante, sincero, raggelante; successivamente tesse l’elogio dei luoghi simbolo di un certo modo di vivere, saune, locali dove si consumano “acidi”, feste queer in cui le persone “pippano”. Poi una riflessione attribuita a un giovanissimo: “Se gli eterosessuali capissero che senza figli sarebbero esattamente come noi smetterebbero di farli”. Un terribile programma, l’adesione esplicita – benché culturalmente inconsapevole – all’agenda di decostruzione e fine dell’umano delle oligarchie occidentali.
Con realismo, l’autore ammette la correlazione tra comportamenti omosessuali promiscui e alcune malattie, come il nuovo spauracchio, il vaiolo delle scimmie. “Se leggo che in Inghilterra su centonovanta casi confermati centoundici sono tra uomini che tornano da saune e bar gay, e hanno lesioni ai genitali, è molto probabile non se le siano fatte prendendo il bus o perché sono molto cordiali e si salutano con un bacio lì.” E ancora: “la correlazione tra omosessuali e comportamenti a rischio esiste eccome: basta un giro tra le dune di Maspalomas. Basta anche solo leggere i dati sulla sifilide. Basta avere una minima conoscenza della differenza tra pulsioni maschili e femminili e possibilità di realizzarle.”
Può parlare così perché è parte in causa: affermazioni ben più caute fatte da estranei a quel mondo sono proibite, proscritte, esposte alla gogna pubblica. Sconvolge l’assenza completa di qualunque riferimento o aspirazione superiore, la fine di ogni tensione etica e spirituale. L’autore ci mette inconsapevolmente di fronte alle nostre responsabilità: il suo universo è l’avanguardia di una dissoluzione così avanzata da non poter essere più fermata. Tutti i poteri, tutte le oligarchie d’Occidente stanno completando la decostruzione dell’essere umano sino alla polverizzazione delle identità più intime.
Si finisce per guardare con invidia all’innocenza istintuale della condizione animale, non corrotta da una civiltà più infettiva delle malattie che genera. E’ una perturbazione senza precedenti, per analizzare la quale serve un approccio metapolitico, che Joseph De Maistre chiamava “metafisica delle idee politiche”, giacché la cosmovisione sottesa alle parole del giovane articolista è profondamente, inconsapevolmente politica, l’estremizzazione di atteggiamenti prodotti da un lungo, intenso lavoro intellettuale durato secoli.
Se cerchiamo di cogliere il cuore di una cultura o di una civiltà, dobbiamo ricercare il nucleo spirituale che la fonda, poi secolarizzato. Lo stesso ateismo razionalista, divenuto la norma culturale comune dei popoli dell’Occidente, ha le sue radici in un insieme di idee e concezioni non razionali e di fatto parareligiose. Idee apparse sin dal Rinascimento in forma sotterranea che cominceranno ad imporsi come l’ideologia diffusa delle élite a partire dall’Illuminismo.
In Europa e in Occidente, al termine di un lungo processo storico, è prevalsa l’idea che la materia ha la precedenza sullo spirito, che sarebbe solo una fase particolarmente elaborata della materia. Secondo questa idea, la materia evolve continuamente senza alcun intervento esterno fino a generare l’apparizione spontanea della coscienza. In questa visione evolutiva di un’esistenza umana senza una causa spirituale, vita, coscienza e spirito sono soltanto stadi successivi della materia auto-creata e auto-organizzata.
Questa concezione monistica invertita, che stabilisce lo spirito come uno stadio evoluto della materia, è alla base degli orientamenti intellettuali, tecno-scientifici, politici e sociali occidentali dominanti. Le personalità che guidano l’attuale sistema di governo globale occidentale sono imbevute da questo orientamento filosofico. Tra loro, l’influente biologo Julian Huxley (1887-1975), primo direttore dell’UNESCO, eugenetista e darwinista che coniò il termine transumanesimo. Suo nonno, Thomas Huxley, intimo amico di Charles Darwin, introdusse il concetto di agnosticismo nel XIX secolo, nel contesto del confronto intellettuale tra il nascente evoluzionismo darwiniano e l’ordine spirituale dell’epoca.
È questo clima che costituisce lo sfondo della maggior parte degli orientamenti che l’Occidente sta perseguendo: ristrutturazione ecologica e decarbonizzazione forzata, pianificazione medica globale, riduzione della popolazione mondiale, sorveglianza da remoto per via tecnologica, digitalizzazione dell’essere umano, ridotto alla pura dimensione biologica e pulsionale, negazione della componente “naturale” della creatura uomo, disponibilità e subordinazione della vita umana agli interessi oligarchici. Idee imposte senza alternativa e dibattito. In questo senso, anche l’enfatizzazione dell’omosessualismo- di cui molte personalità fragili sono le prime vittime – è un meccanismo per isterilire la società, ridurla alla dimensione pulsionale di schiavitù dei desideri e, allontanarla, insieme con le luci della società dello spettacolo, dalla lotta del servo contro il padrone. In questo senso, l’Occidente è gay per un doppio motivo: è scioccamente soddisfatto – gaio – della sua riduzione a homo consumens componente di un gregge e non percepisce più l’inversione antropologica– non soltanto sessuale – di cui è oggetto.
Le oligarchie occidentali non sono neppure più atee o materialiste, ma transumaniste. Questa ideologia è accompagnata – come sempre nella storia – da un cambio di orientamento strategico politico che cerca di imporre una visione del mondo integralmente materialista al di fuori dell’Occidente politico, ma innanzitutto all’interno, a popolazioni che sono ancora, almeno in parte, attaccate alla radice dei valori greco-romani e cristiani che strutturavano fino a tempi recenti l’essere collettivo europeo. Ciò genera turbamenti politici, sociali e antropologici senza precedenti. La visione materialista-transumanista utilizza tutto l’armamentario tecnico-politico di ciò che presenta come “governo globale”, un sistema di gestione planetaria dell’umanità da parte di organismi transnazionali e sovrastatali non eletti, di cui l’oligarchia è finanziatrice e proprietaria.
L’umanesimo sta crollando sotto la pressione del transumanesimo delle élite tecno-scientifiche. L’orientamento post-umanista e post-cristiano si rafforza con il passare del tempo e con il progressivo allontanamento dalle fonti che costituivano la radice spirituale originaria dell’Occidente. La disintegrazione progressiva di ogni identità comunitaria, etica e spirituale non poteva che sfociare nella messa in discussione del fondamento della vita e della legge naturale che la Bibbia sintetizza nel Genesi: maschio e femmina li creò. Non vi è più creazione, piuttosto evoluzione e trasformazione continua sino a trascendere la specie e la biologia. Dunque non vi sono identità stabili, ma la tensione sterile vero l’Unico, l’androgino, l’attrazione per l’identico che nega il progetto della natura o di un’entità creatrice.
L’Occidente gay dell’articolista dell’Huffington Post è frutto di una precisa volontà oligarchica orientata al superamento dell’uomo, alla sua ibridazione con la macchina per la quale ha bisogno di espellere la dimensione etica, spirituale e la volontà di vita, di comunità e lo stesso istinto di conservazione-riproduzione presente in tutti i viventi. In più, giacché l’omosessualità più ostentata è maschile, agisce la tenace volontà di abbattere la specificità creatrice dello spirito virile. Le pulsioni più basse, la riduzione dell’umanità alle spinte libidinali (Eros) porta con sé, come capì lo stesso Sigmund Freud, la pulsione di morte (Thànatos), rappresentata, negli occidentali contemporanei, dalla corsa ansiosa verso piaceri effimeri, l’abolizione di passato e futuro in nome del presente, il consumo forsennato di sé attraverso esperienze di ogni tipo, facilitate dalla banalizzazione dell’uso di sostanze psicotrope e allucinatorie.
Lo stesso Freud parlò di lustprinzip, principio di piacere, vissuto, desiderato, sperimentato unicamente nella sfera pulsionale, come trionfo dell’Es (l’energia inconscia della sfera istintiva) sul Super Io morale e sociale. La postmodernità ha superato il dualismo con una spettacolare curvatura: Es e Super Io (manipolato dalle oligarchie) finiscono per coincidere creando una specie nuova, diversa dall’Homo sapiens ma anche dagli animali, che vivono la dimensione naturale, governata da istinti, tempi e condotte altrettanto naturali. Tutto ciò le oligarchie sono riuscite a farlo passare per libertà e diritti; fondano su questo consenso superficiale manipolato un potere immenso di cui grandi masse neppure si accorgono, immerse in piaceri effimeri, in esperienze che richiedono il costante innalzamento dell’asticella; di più, sempre di più, sino all’esaustione.
Viste sotto questo profilo, le giornate del cosiddetto orgoglio gay e i loro protagonisti sono la prova del successo, in questa parte di mondo, della volontà di potenza di oligarchie antiumane tese a ridurci a gregge docile, dedito al piacere (qualunque cosa significhi), denaturato e sterilizzato nell’istinto di conservazione naturale della specie, privo della volontà – la nolontà di Schopenhauer – di cambiare le concrete condizioni socio economiche del mondo, ossia riconoscere nelle oligarchie globaliste i burattinai nemici delle nostre vite. Paradossalmente, l’universo LGBTQI+ è la curva ultrà di un mondo in decomposizione, incamminato verso il post e il transumano. La corsa verso il basso pare inarrestabile e mette in discussione la vita, primo diritto e primo valore. Per evitare lo scacco al Re – l’essere umano – occorre forse sacrificare la Regina, la nostra civiltà al capolinea: non si può difendere ciò che è marcito. Accanimento terapeutico.
Roberto Pecchioli
Illustrazione di copertina: Michael Austin