L’umanità ridotta a un asterisco
L’egemonia globale della stupidità ha suscitato finalmente un cenno di rivolta anche da noi. Alcuni intellettuali, capitanati dal linguista Massimo Arcangeli e dal presidente emerito dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini si sono finalmente ribellati con un pubblico appello al massiccio tentativo di introdurre nelle scuole e nelle università, nei linguaggi istituzionali e nei mass media, l’asterisco, l’e capovolta, l’o barrata o per dirla in breve: lo schwa per tutelare lgbtq+. Non è il codice fiscale di un robot ermetico ma sono due sigle ritenute sacre, intoccabili, perché rivolte alla neutralizzazione del sessi e al libero transito dal maschile al femminile, e ritorno, per fermarsi in tutte le stazioni intermedie e periferiche; as you like, come tu desideri.
Secondo il nuovo Canone Demenziale si devono desessualizzare le parole, liberarle cioè dalla loro desinenza finale, renderle finalmente indeterminate, libere da ogni predominio sessista; nuove forme di castrazione o cintura di castità applicate al lessico e al mondo che descrivono, per estirparne i genitali e la “naturale” diversità. La missione ideale che anima la crociata dell’asterisco e dell’e capovolta è “rendere la lingua italiana più inclusiva e meno legata al predominio maschilista”. Ma a me sembra che una lingua del genere non sia inclusiva per nessuno, anzi escluda l’umanità reale e naturale. Sia nel versante maschile che in quello femminile, senza nulla aggiungere a orientamenti sessuali di terzo tipo.
La cosa più terribile è che l’avanguardia della demenza militante, il laboratorio di questo volantinaggio surreale, non è la sezione di qualche gruppo estremista e radicale, ma il luogo in cui la cultura, la libera intelligenza e la ricerca dovrebbero sentirsi a casa: nei concorsi universitari, nelle commissioni per l’abilitazione scientifica nazionale, sono già stati adottati questi codici, che vengono provvisoriamente resi con 3 finale, tipo professor3, in attesa che la schwa venga inserita nelle testiere dei pc e degli smartphone, perché la tecnologia è tardiva e in fondo conservatrice e reazionaria, come il linguaggio, la storia e la natura. A leggerla così sembra già una vittoria della burocrazia sul linguaggio reale; ma se aggiungi quel tocco sovietico, cinese, proteso a generare un uomo nuovo, o meglio un’uoma nuov3 ed una nuova umanit*, allora capisci nei paraggi di quale manicomio stiamo passeggiando.
I firmatari del documento notano che questa ennesima follia del politicamente corretto non si potrebbe mai applicare alla lingua italiana in modo sistematico e rischia di danneggiare “chi soffre di dislessia e di altre patologie neuroatipiche”; io ho l’impressione che oltre a danneggiare chi soffre di queste patologie, l’uso militante di questa non lingua, peggio della neolingua orwelliana, generi queste patologie. Per i firmatari, tra cui il linguista Luca Serianni, il filosofo Massimo Cacciari, Edith Bruck, Alessandro Barbero ed altri, si tratta dell’imposizione di una minoranza “a un’intera comunità di parlanti e di scriventi”, “azzerando secoli di evoluzione linguistica e culturale”. Ma oltre che una violenza al linguaggio corrente e al suo cammino storico, l’asterisco e i suoi fratelli marziani, vogliono abolire la realtà, con le sue differenze naturali e genetiche, ma anche storiche, civili e culturali. Ulteriore follia cacofonica è la pretesa di cambiare i pronomi personali sostituendo il lui e lei con un l..i (con la e rovesciata), e sostituire direttrice, autrice, lettrice, con direttorae, autorae, lettorae (nota per l’editing: il dittongo ae sta per la e rovesciata). Insomma dopo la lunga conquista della versione femminile di quei nomi, adesso arriviamo alla versione liofilizzata, acrilica, extraterrestre del regno schwa. Arcangeli suggerisce ironicamente l’uso della u finale, in modo da rendere sardo l’universo, rifugiandosi nell’ultima locale asessuata… Ma i segni grafici, ha ragione Serianni, non hanno corrispettivo nel parlato; e il neutro, aggiunge Sabatini, non esiste in italiano, è artificiale. Tra le prime ad applicare la non lingua è Michela Murgia che ritiene lo scwha “un inciampo necessario all’occhio” per colpire il sistema sessista. “È una modalità per attivare anticorpi”; a me pare invece una modalità per attivare virus antiumani; la perdita del linguaggio, della sua chiarezza e della sua corrispondenza con la realtà, la natura e l’evidenza, mi pare il segno di un imbarbarimento anzi di un imbestiamento, con l’unica precisazione che gli animali riescono coi loro versi a farsi comprendere meglio del popolo degli asteroidi (o utilizzatori di asterischi).
Nel mio libro La Cappa ho citato questi nuovi geroglifici geneticamente modificati e le campagne ausiliarie, tipo amen che diventa awomen e altre amenità. Siamo oltre il bigottismo progressista, in una specie di esperanto asettico che precede la definitiva incomunicabilità. L’asterisco è simbolo di infibulazione ideologica, nasconde il peccaminoso sesso, peggio dei più severi imam; è peggio di un burqa, perché non si limita a celare il volto di una persona; neutralizza il sesso, sterilizza i generi, cancella le persone reali, il mondo, la natura. Si tratta di “perbenismo superficiale e modaiolo”, che azzera secoli di storia, notano gli intellettuali insorti. Traduco in modo più diretto: è la pretesa del radical chic di applicare la cancel culture anche al modo di parlare presente e non solo agli eventi, ai personaggi e agli autori del passato.
Dell’umanità resterà solo un asterisco.
Illustrazione di copertina: Tang Yau Hoong