Mass Media,  Politica,  Società

Mass Media, Caos organizzato e Post-Democrazia

Prendete un qualsiasi quotidiano online e leggete gli articoli pubblicati nella settimana. Sulla pandemia troverete: articoli che parlano di ospedali pieni, bollettini giornalieri di contagi che a seconda del giorno vedono segnali ottimisti o pessimisti, richieste di apertura da parte di una o più categorie, storie di persone morte di covid raccontate dei cari in lacrime, frammenti di discussioni parlamentari su possibili sussidi e/o riaperture, proteste di studenti alienati dalla Dad… dopo questa carrellata di informazioni/narrazioni/approfondimenti frammentati, contraddittori, inconcludenti le vostre reazioni saranno: confusione, rassegnazione, sottomissione.

La confusione è la più ovvia: dopo 14 mesi di pandemia non c’è uno studio o un approfondimento ricapitolativo, un articolo che divida ciò che è stato fatto e ha funzionato, ciò che stato tentato e ha fallito, ciò che potrebbe essere fatto ma non è ancora stato provato. Ogni problema viene rigorosamente separato da quello a fianco, come se fossero incomunicanti: gli adolescenti in DaD dall’occupazione femminile, i disoccupati senza cassa integrazione dalla chiusura delle piccole-medie aziende, lo smart-working dal burnout da lavoro online non stop. Senza collegamenti, riassunti e mappe concettuali il nostro cervello si trova di fronte ad un caos irriducibile, che lo porta alla rassegnazione.

La rassegnazione è l’ovvio prodotto da sovrainformazione e dall’impossibilità creata dai media di vedere costanti e collegamenti fra i vari frammenti: il mondo sta cadendo in mille pezzi, riattaccarli è impossibile, quindi tanto vale rinunciare all’impresa e curare il proprio orticello, sperando di mantenere un minimo di ordine equilibrio fra il proprio lavoro (se c’è), i propri cari (se non sono malati o bisognosi), all’interno di se stessi (se non si soffre da work-alcholic, depressione o ansia cronica)…

Subentra quindi l’ultimo stadio, ossia la sottomissione: se tutto è caos e io non posso far nulla per cambiare le cose, alieno la mia capacità di decisione a economisti, scienziati, politici, imprenditori ecc che invece sembrano avere un quadro chiaro di cosa fare per traghettarmi fuori dalla crisi.

Guarda caso se leggiamo più in profondità gli articoli sui competenti con idee per uscire dalla pandemia (a livello sanitario o economico) abbondano: da virologi che hanno la ricetta giusta per stroncare l’emergenza Covid, passando per imprenditori che investono sull’economia del futuro (da Elon Musk a Jeff Bezos), fino a politici-economisti che sanno dove indirizzare gli investimenti per creare occupazione (Mario Draghi, Ursula Von Der Leyen, ecc), i “competenti” delle varie aree sembrano dominare grazie a dati, istruzione, skill nel problem solving e genio il caos che devasta al mondo, riportandolo ad un ordine vantaggioso per tutti… basterebbe solamente lasciarli fare, non protestare o chiedere spiegazioni, evitare di fare proposte alternative o riunirsi in corpi intermedi/associazioni di categoria/sindacati, poiché il dover spiegare o peggio contrattare con noi toglie ai competenti risorse preziose per realizzare il loro progetto, a cui – secondo loro – noi dovremmo partecipare come manovali e/o spettatori.

I media creano tramite la loro informazione frammentata, caotica e contraddittoria il terreno ideale a livello sociale e psicologico per far accettare come inevitabile la post democrazia: un assetto politico dove una nuova aristocrazia composta da imprenditori, influencer, economisti e scienziati prende decisioni per il resto della cittadinanza, che si deve limitare ad accettarle e ad applicarle al meglio.

In questo quadro cosa ci rimane da fare? Organizzarci prima di tutto per produrre un’informazione puntuale ed alternativa che inquadri i problemi e gli interessi in gioco nell’affrontarli in una maniera piuttosto che nell’altra, e poi aderire a corpi intermedi e spingerle a federarsi fra di loro, in modo da formare un corpo compatto che si opponga alla nuova aristocrazia impostasi sfruttando la crisi pandemica.

Federico Leo Renzi

Illustrazione di copertina: Paolo Beghini

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