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Media: grazie alla variante riscoprono l’India

Ma dov’erano tutti i professionisti dell’informazione quando in India fiumi di persone manifestavano in tutto il paese per i propri diritti? Dov’erano quando il governo Indiano, con il pretesto della pandemia e senza alcuna consultazione preventiva, approvava leggi che spalancavano le porte alla grande distribuzione monopolistica e alla svendita delle terre ai grandi gruppi industriali, provocando così la più grande protesta della storia umana? Dov’erano mentre per mesi 250 milioni tra lavoratori, contadini e persone comuni occupavano le strade e le piazze per urlare al mondo la propria disperazione? Non un servizio in televisione, non un articolo approfondito, se non brevi trafiletti in cui si riduceva il tutto a poche migliaia di violenti.

Non sia mai che mostrare scomode realtà possa stimolare la rivolta, la forza latente della gente, ma soprattutto non sia mai che si debba prendere atto – a dispetto di quanto la narrazione pandemica ci racconta da 14 mesi a questa parte – che tali enormi e prolungati “assembramenti” non abbiamo sterminato la popolazione indiana per via dei contagi.

Sì, perché quelle proteste vanno avanti senza tregua dallo scorso novembre e nei mesi successivi – in concomitanza con il periodo più secco del clima – il contagio si era praticamente azzerato per poi risalire ora che inizia la stagione delle piogge, esattamente come successe un anno fa e come capita ogni anno con le normali influenze.

Ecco però che improvvisamente i media italiani (e occidentali in generale) si interessano della situazione in India; l’incremento – sicuramente reale – dei casi è un’occasione troppo ghiotta da lasciarsi scappare per diffondere la solita buona dose di terrorismo mediatico e per mettere sul banco degli imputati l’incoscienza della popolazione indiana che avrebbe scelleratamente abbassato la guardia. E poi la mancanza di igiene, le fogne a cielo aperto, i bagni nel Gange, insomma nulla di nuovo, a parte l’unica variabile che però mai viene citata e cioè la contemporaneità di questa ondata con la campagna vaccinale.

“India al collasso, corpi cremati in strada” (Sky TG24)

“India, sta finendo la legna per bruciare in strada i morti” (Agi)

“Ecatombe in India, la gente muore per strada soffocata” (Corriere Della Sera)

“La variante indiana si allarga in Europa, mai così tanti contagi e morti” (Open).

L’allarmismo procede come da copione giorno dopo giorno e su tutti i fronti del mainstream con l’obiettivo di gettare nel panico il pubblico del circo mediatico con questa nuova variante, come già è capitato con altre e come purtroppo capiterà ancora in futuro, così da giustificare e indirettamente lodare i disastrosi lockdown, i coprifuoco ad oltranza, le limitazioni e tutte le misure liberticide e anticostituzionali che stanno demolendo le società e le economie.

Non sorprende più pertanto il modus operandi della tendenziosa propaganda e nemmeno il poco celato pensiero costante di fondo che si basa sulla convinzione che la salvezza dell’umanità passi attraverso la chiusura delle società nell’attesa di una vaccinazione planetaria.

Ciò che sorprende piuttosto e constatare come ancora la maggior parte delle persone si fidi di questi giornalai senza pudore, e creda ad una narrazione che ormai fa acqua da tutte le parti senza mai tollerare alcun contradditorio. Così, mentre l’India viene dipinta come il nuovo lazzaretto, sono in pochi ad avere l’onestà intellettuale di ricordare i dati ufficiali e cioè che l’Italia, ad esempio, ha un’incidenza di decessi per milione di abitanti più di dieci volte superiore all’India (India: 143 decessi per milione – Italia: 1975 decessi per milione), tra l’altro pur restando in questi mesi nella media della mortalità degli anni scorsi.

Ed ecco che i media – sempre pronti di solito a stigmatizzare i dubbiosi come complottisti – si scoprono loro stessi per l’occasione complottisti, parlando di dati “contraffatti” e “truccati al ribasso”. Peccato che sono gli stessi dati dell’OMS che, evidentemente a seconda dell’uso politico del momento, passano dall’essere oro colato al diventare inaffidabili e manipolati.

Ma uno degli aspetti sul quale è necessario concentrarsi per capire fin dove possa arrivare la disinformazione – tra l’altro da parte di coloro i quali si proclamano paladini della verità – e la tendenza a veicolare immagini tese ad instillare nelle menti uno stato di tensione continuo, riguarda i cadaveri bruciati in strada: una vera e propria fake news.

Funerale e cremazione di Gandhi

Si tratta infatti di un secolare rituale Indù che nulla centra con l’emergenza Covid. Ma l’enfasi con cui vengono veicolate le notizie unita all’ossessiva reiterazione di elementi esageratamente icastici rappresentano ormai una costante di questa pandemia in mondovisione.

In India gli hindu sono l’80% della popolazione e ad eccezione dei bambini tutti i fedeli vengono cremati. È loro credenza che bruciare il corpo entro 24 ore dalla morte possa aiutare il defunto a raggiungere il paradiso. Storicamente, le cremazioni indù si svolgono all’aperto, sulle rive del fiume dove la famiglia costruisce una pira. Il figlio maschio maggiore del defunto esegue il rito funebre chiamato karta e poi cantando dei mantra si attende fino a quando il corpo non sarà completamente bruciato.

Questo è il normale rituale funebre che da sempre si effettua in India. Tutto il resto è propaganda.

Mario Percudani

Illustrazione di copertina: Ranganath Krishnamani

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