Non le dispiace firmare qua?
A) “Buongiorno, vorremmo iniettarle della roba in un braccio, non le dispiace firmare qua?”
B) “Prego? Firmare cosa?”
A) “È un consenso informato: dice che lei si è fatto iniettare la roba volontariamente e che sapeva cosa stava facendo.”
B) “Ma io non voglio iniettarmi niente, perché dovrei dare il mio consenso?”
A) “Ah, capisco, però se lei non accondiscende spontaneamente le togliamo il salario; ma naturalmente si senta libero di scegliere.”
B) “Orpo, sembra un po’ la libertà di quando chiedono ‘O la borsa o la vita’. Ma scusi, almeno, per capire, cos’è che mi state facendo? Cosa mi volete iniettare?”
A) “Mi fa piacere che si stia convincendo. Non eluderò la sua domanda: le inietteremo ‘roba’ scientifica e lo facciamo per il bene suo e di tutti. Non direi che le serve sapere altro.”
B) “Scusi, ma a me pare un po’ poco. Magari ne sa lei qualcosa di più? O magari lo sa chi lo inietta?”
A) “Come ha detto lei, magari. – No, in effetti io non ho la più pallida idea ci cosa sia la roba, né lo sa chi lo inietta, però non si deve preoccupare, c’è chi lo ha fatto al posto suo e sono scienziati col bollino, mica scappati di casa come lei.”
B) “Ma scusi, allora di che consenso informato parliamo? A parte che tanto consenziente proprio non sarei, ma se neppure lei ne sa niente, figuriamoci io. Lasci almeno che mi informi e valuti.”
A) “Ah, vedo che lei è un nemico della scienza, oltre che un sovversivo egoista. Le ho detto che chi ne sa più di lei ha detto che le fa bene e che fa bene a tutti. E non penserà mica di potersi fare un’idea da solo no? E che adesso vendono lauree su internet?”
B) “Santo cielo, ma allora quale “informazione” devo possedere per firmare il consenso “informato”? Quella che mi dà lei? Allora si prende lei allora la responsabilità di quello che c’è nella roba?”
A) “Figuriamoci. Non ho idea di cosa sia, né mi interessa. E in ogni caso lei deve firmare – liberamente si intende – proprio per togliere a me ogni responsabilità.”
B) “Ah, capisco. Almeno chi mi fa l’iniezione, lui sarà responsabile di qualcosa?”
A) “Non scherziamo, chi fa l’iniezione è uno scappato di casa come lei, e prima di venire qua gli abbiamo garantito che non sarà responsabile assolutamente di nulla, altrimenti col piffero che si prestava.”
B) “Ok, ma insomma, se né l’inoculatore né lei sapete nulla o siete responsabili di nulla, beh, almeno chi ha fabbricato la roba, lui sarà responsabile se sta roba non fa proprio bene come dice?”
A) “Ehm, no, il fabbricante – cui abbiamo anticipato i soldi per la fornitura – ha chiesto e ottenuto di non essere responsabile di nessun eventuale problema connesso alla roba che ci ha consegnato.”
B) “Mi faccia capire: chi mi inietta la roba non sa e non ne risponde, chi mi obbliga a iniettarmela non sa e non ne risponde, chi ha fabbricato la roba forse sa, ma comunque non ne risponde. Ma e se, dio non voglia, qualcosa va storto? Se mi succede qualcosa? Chi paga? E se mi succede qualcosa di serio, chi porta da mangiare ai miei figli? Almeno ci sarà un risarcimento?”
A) “Vedo che insiste con la sua testardaggine antiscientifica. Non ci sarà nessun risarcimento perché, come le ho detto dall’inizio, la roba si inietta per il bene suo e per il bene di tutti. Dunque la roba fa bene, non male. E se fa bene è impossibile che le succeda alcunché. E se le succede sarà solo colpa del caso, non colpa della roba. Le sconsiglio di mettere queste idee sovversive in testa alla sua famiglia, che non pensassero di lamentarsi e scroccare denari a chi fa loro del bene. Sarebbe comunque inutile: la roba non andrà assolta, perché non verrà proprio imputata. Nell’eventualità di una sciagurata coincidenza fatale sarà comunque nostra cura inviare una corona di fiori alla famiglia: preferenze?”