Paradossi di straordinaria normalità
Al netto dell’iniziale sbalordimento, non c’è nulla di più insensato che analizzare una guerra da spettatori; allo stesso tempo la guerra diventa così importante da interessare tutte le sfere dello spazio vitale, non per ultima quella cognitiva.
I governi europei, essendo l’UE priva di soggettività geopolitica, sono focalizzati sulla guerra mediatica, che è quella della conquista dell’opinione pubblica. A prescindere dall’esito militare, per i media occidentali la guerra sarà vinta sempre e comunque dall’Ukraina, anche quando l’Ukraina dovrà perdere frammenti importanti del proprio territorio ed establishment.
Ma se nella società mediatica la guerra cognitivo-psicologica è quella più importante, che senso ha continuare ad applicare alla Russia sanzioni che indeboliscono le economie europee e rafforzano i partner russi? Rafforzano anche Putin, il cui raiting dopo un mese e mezzo cresce dal 71% al 83%, un numero a-tipico per la sociologia, che fa capire come funziona il consenso in una società/nazione che diventa il motore principale di un cambiamento epocale.
Può considerarsi parte del conflitto un paese satellite e privo di sovranità come Italia? E quale sarebbe la definizione di interesse nazionale in caso di suicidio economico volontario, prima di quello militare? Può esserci un’economia green fondata sulla crisi energetica, e quindi sulla deindustrializzazione, e allo stesso tempo sulla crescita incontrovertibile dell’industria militare?
Perché non dovrebbe essere immaginabile una escalation nucleare in seguito di una notizia falsa? Visto che creare professionalmente notizie false dal gusto orrendo di esibizionismo pornografico della morte non è meno immorale di una bomba nucleare.
La fabbricazione di accuse false contro i soldati russi serve per nascondere le prove vere delle torture inflitte ai prigionieri russi da parte dei sadici ucraini. Questo va oltre la disinformazione e costituisce un caso di blasfemia storica senza precedenti, perché mira a cancellare la memoria dell’esercito sovietico che ha liberato l’Europa dal nazismo, dando milioni di vittime. In realtà la comunicazione mediatica persegue una trasformazione molto più profonda, che fa leva sul gap fra le generazioni, e in particolar modo sui giovani immemori e omologati dal politicamente corretto, sulla quale materia grigia si cercherà di invertire la distinzione fra il vero e il falso. Ma questo significa cancellare anche la differenza fra il bene e il male, abolire l’etica come principio del pensiero, e quindi le premesse del pensiero stesso.
La supremazia economica americana, ossia il neoliberalismo globalista, era concepita in base alla creazione anti-russa di una Cina economicamente forte, il che ha contraddistinto tutto l’operato diplomatico ed intellettuale di Kissinger, che oggi, a quasi cent’anni, dovrà assistere alla materializzazione del suo incubo peggiore. Ma se la Nato ha fatto di tutto per spingere la Cina e la Russia verso un’ unione “senza limiti”, che senso ha parlare ancora di un interesse imperialistico americano?
Sembrerebbe che a causa dei conflitti d’interesse del proprio figlio in Ukraina, Joe Biden fosse il personaggio più ricattabile sulla piazza e che questo sia stato determinante per il suo avvio alla presidenza, visto che negli USA essere ricattabili è un requisito obbligatorio per assurgere a certe cariche. Questo perché la nuova amministrazione dem non doveva rafforzare l’egemonia geopolitica americana, ma consolidare il sistema delle porte girevoli fra pubblico e privato, di cui sono portatori quasi tutti i collaboratori di Biden, in particolar modo il segretario di Stato Antony Blinken, che ha una società privata di servizi diplomatici legati al business ((WestExec Advisors). Ma se Blinken è un “falco” e vuole esportare democrazia perché questo rende bene ai suoi affari, che senso ha aspettarsi iniziative di negoziati di pace da parte di uno come lui?
Questo connubio fra affari e politica sta affascinando anche l’Italia. Si scopre che le armi sono il business ideale, visto che a pagare sono i contribuenti e non c’è rischio d’impresa, e così, a modo loro, anche i piddini si trasformano in “falchi” per allestire la loro lobby all’americana.
Sapendo che la lobby-crazia si regge sull’automatismo degli interessi affaristici, e non su leadership e strategie a lungo termine, come faranno imperialismi tradizionali come la Russia e la Cina trovare un interlocutore negli USA? Per negoziare i nuovi equilibri fra le potenze e le rispettive sfere d’influenza bisogna aspettare il ritorno di Trump, ma ci sono più di due anni alle prossime presidenziali. Come si potrà pensare a una nuova Yalta quando gli USA non sono più un soggetto statuale tradizionale, ma una rete a delinquere fatta da dilettanti della politica e affaristi? Se gli USA hanno ottenuto la conferma della loro egemonia usando armi di distruzione di massa, logicamente questo significa che non dovrebbero farlo a causa della sua perdita. Ma in un sistema binario questo è ugualmente probabile quanto l’ipotesi contraria.
Illustrazione di copertina: Benedetto Cristofani