Per colpa della guerra importiamo glifosato e OGM
Non sono soltanto gli aumenti del gas e della benzina a preoccupare gli italiani. Come la pandemia ci ha dimostrato, quando messo in allarme, il cittadino medio corre al supermercato non per fare scorte di prodotti confezionati e acqua ma per la farina, o più in generale, per i cereali. D’altronde ne siamo dei grandi consumatori, come la dieta mediterranea insegna, e solo l’idea di non poter fare un dolce a casa durante il lockdown metteva agitazione quasi quanto la paura del virus probabilmente.
Ebbene è meglio che lo sappiate fin da subito: oggi, a differenza di questi due anni, sarà meglio che impariate a cucinare altro se non volete dilapidare un patrimonio poichè se l’Ucraina è il granaio d’Europa, la Russia lo è del mondo, e con il blocco dei rapporti commerciai il prezzo è destinato ad aumentare sempre di più.
Come ci racconta il corriere.it, lo scorso 18 marzo la Borsa Merci di Bologna, punto di rifermento per la contrattazione in Italia di prodotti agricoli, ha visto le quotazioni del grano tenero (quello che serve per il pane e la pasticceria) crescere del 33%, sfondando per la prima volta nella storia in Italia quota 40 euro a quintale.
A preoccupare è anche il mais, secondo pilastro dell’agroalimentare che sta venendo meno con il blocco: nell’ultimo anno l’Italia ne ha importato 1,1 milioni di tonnellate dall’Ucraina e 105 mila dalla Russia. Nell’ultimo mese il rialzo del prezzo è già staro del 41%, un’enormità se si pensa al suo fondamentale utilizzo per la produzione di mangimi per gli animali. Come una reazione a catena, il rialzo del prezzo del mais comporta un aumento anche del costo della carne: secondo la Cia-Agricoltori Italiani, un chilogrammo di manzo al banco è passato dai 12 a quasi 15 euro, mentre una bistecca potrebbe arrivare costare a breve il 20% in più.
Ovviamente a tutto c’è rimedio, e guarda caso, proprio come per il gas metano liquido che dovremmo comprare dagli USA per sopperire alla mancanza di quello russo, anche in questo caso a poterci salvare saranno gli americani. Draghi lo ha già annunciato d’altronde: c’è bisogno di nuovi mercati per reperire ciò che manca e USA e Canada per questi prodotti devono essere un punto di rifermento. Il nostro caro Presidente del Consiglio ha però dimenticato un piccolo particolare, che sbadato: il grano proveniente dall’America è trattato con il glifosato, un potente erbicida classificato dallo IARC come «probabile cancerogeno», e il mais made in USA è OGM, e per questo motivo, fortunatamente, molti consorzi ne proibiscono l’uso, nonostante il Ministro delle Politiche Agricole Patuanelli vorrebbe rimuovere questi “ostacoli” al suo utilizzo.
Dall’ultimo rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), i prodotti agroalimentari extracomunitari venduti in Europa presentano residui chimici irregolari pari al 5,6% rispetto alla media UE dell’1,3% e quella italiana di appena lo 0,9%.
Adesso tocca a noi scegliere cari italiani: preferite mangiare OGM e glifosato mentre andate in guerra o preferite lavorare per la pace e proteggere il Made in Italy?
Comedonchisciotte / Illustrazione di copertina: Daniel Hertzberg