
Per noi che abbiamo un’anima
Nel corso della storia umana i periodi di pace e serenità diffusa sono stati l’eccezione, mentre l’instabilità, i dispotismi, i conflitti, si reiteravano in maniera costante.
Da quando persistono le testimonianze scritte sappiamo che ogni generazione ha dovuto nel corso della sua esistenza affrontare almeno una grande crisi sociale, è stata coinvolta in qualche modo in un conflitto, ha avuto a che fare con sistemi di governo oppressivi e liberticidi.
Noi europei venuti al mondo dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale ci eravamo illusi di vivere, finalmente, dopo millenni, in una società pacificata, e soprattutto una società libera, “democratica”, una società in cui i diritti del singolo erano tutelati, protetti, dove infine i soprusi del “potere” erano contrastrati, frenati.
Tutto ciò era una illusione, e quelli che credevamo diritti si sono rivelati semplici concessioni, che coloro che hanno tenuto il potere elargivano perchè funzionali al nuovo paradigma che nel frattempo si era creato: una società che si fondava sulla produzione, sui consumi, e che necessitava quindi di “cittadini” sufficientemente liberi e spensierati per poter consumare in maniera adeguata i prodotti immessi nel mercato.
Questo modello ha retto per diversi decenni, con una moderata soddisfazione di tutti gli attori in campo.
Indubbiamente lo standard di vita “materiale” in occidente non è mai stato così elevato.
Ma ora questo momento è giunto al suo naturale ciclo di conclusione.
Il modello del capitalismo 1.0, quello delle fabbriche e degli operai, un sistema che sta per compiere due secoli, sta per essere accantonato, e nuovi modelli sono in via di sviluppo.
In questo nuovo paradigma le “libertà” concesse nei decenni passati sono di intralcio, la nuova parola d’ordine dei piani dirigenti è “controllo”, e per la prima volta nella storia la tecnologia fornisce anche tutti gli strumenti necessari per effettuare tale “controllo” in maniera sistematica, generale, onnicomprensiva, totale.
Dobbiamo quindi essere consapevoli che non stiamo vivendo un periodo “eccezionale”, questi tempi non rappresentano una “eccezione”.
Ci troviamo semplicemente nel pieno di una crisi epocale come le tante che si sono verificate nel passato.
La differenza tra noi e i nostri avi sta nel fatto che noi non eravamo pronti, mentre in passato vi era una consapevolezza costante che la lotta per la sopravvivenza è una guerra continua contro forze che possono anche diventare incontenibili.
Lo shock iniziale e lo spaesamento sono quindi comprensibili, ma non bisogna in nessun modo cedere al panico ed alla disperazione.
Nel concreto, ci troviamo attualmente in un momento in cui i più basilari diritti naturali ci sono stati tolti nel giro di un brevissimo lasso di tempo: dal “diritto” al lavoro al più sacro diritto di cui godiamo dalla nascita, quello della inviolabilità del nostro corpo.
Abbiamo a che fare con dei criminali senza anima, e ancora una volta si tratta di processi che nella storia accadono con regolarità.
La scelta sul come affrontare questo momento è personale, ed ognuno avrà le sue valide ragioni per agire in un modo o in un altro.
Davanti alla possibilità dell’indigenza si potrebbe argomentare che c’è poco da scegliere, specialmente per noi occidentali del XXI secolo che non abbiamo mai affrontato difficoltà simili.
Ma qualunque sia la scelta di ognuno, si tenga sempre conto di un aspetto importante: qualsiasi concessione che si fa alle forze di potere in questo momento sarà temporanea.
Questo processo diabolico messo in atto è solo agli inizi.
Cedere alle iniezioni, oppure per chi resiste ancora maggiormente ripiegare sui tamponi per poter continuare a condurre ancora una vita “normale” sono opzioni comprensibili, ma palliative.
Per chi ha davvero compreso l’entità del processo in atto, si tratta di provare a fermare un fiume in piena con dei fogli di cartone.
Rifiutarsi del tutto di cedere ai ricatti porterà a grandi difficoltà, a sofferenza, ma al momento potrebbe essere l’unico tentativo valido per bloccare la deriva.
Forse sarà un gesto simile a quello del passero che raccoglie una goccia dal lago e si precipita nella foresta che brucia per cercare di spegnere l’incendio, ma da una prospettiva più grande quel passero ha compiuto la miglior azione che potesse portare a termine.
La stessa storia insegna che i regimi crollano, che non sempre i piani di sterminio vanno a buon fine, che ci sono mille incognite che mandano all’aria anche i piani più studiati.
Ad esclusione di chi parteggia apertamente per gli aguzzini, qualsiasi scelta personale in questo momento, sicuramente sofferta, è quindi legittima.
Ma non tradiamo mai noi stessi.
I tempi passano, i tiranni vengono inghiottiti dalla stessa terra che copre le loro vittime, ma la nostra anima, per noi che un’anima ce l’abbiamo, la nostra anima è eterna, e questo è il momento di ricordarcene.
Illustrazione di copertina: Max Loeffler

