Perché voi non siete solidali!
Argomento capzioso a favore dei vaccini sarebbe la presunta non solidarietà dei renitenti nei confronti della collettività.
Quale solidarietà? Onestamente, sappiamo benissimo che i giovani si vaccinano dietro ricatto, per poter avere una vita sociale o, cosa ancor più grave, per poter aver diritto agli studi universitari. Gli adulti si vaccinano perché hanno paura della malattia o perché sono sfiniti dalle minacce di lockdown. La solidarietà, tanto esibita a parole è ben altra cosa. Lo sa chi fa volontariato a tutti i livelli, dedicando il proprio tempo libero agli altri, oppure chi nel quotidiano adotta senza vanterie comportamenti il cui utile ricade sulla collettività.
Questa solidarietà da vaccino ricorda la presunta superiorità morale di coloro che “indossano la mascherina meglio degli altri” o stavano chiusi in casa “meglio degli altri”. Una moralità a basso costo, che spesso gratifica persone i cui comportamenti sono abitualmente improntati al ben noto egoismo consumistico classista. Finalmente il riscatto: “anche io faccio qualcosa per la nazione, anche io sono un eroe, anche io contribuisco alla battaglia contro il covid”, con tutto il corollario di stucchevoli metafore belliche, ben rappresentate dal generale in uniforme.
Un filosofo si chiedeva: “Vorrei proprio sapere i veri motivi per cui vanno in guerra tutti quelli che dicono di farlo per la patria”. Per soldi, avventura, machismo, pene d’amore, odio famigliare, pendenze legali, … Certo, ci sono anche gli idealisti, le anime belle, sensibili alle ingiustizie, quelli per cui sottrarsi al dovere morale gli impedirebbe di guardarsi allo specchio. Ma qui entriamo in un terreno sdrucciolevole: tutti i terroristi kamikaze credono di rispondere ad un dovere morale, per sconfiggere l’ingiustizia mondiale, e ritengono giusto sacrificare la propria vita e quella degli altri per un bene collettivo.
Inoltre questa del vaccino “altruista” viene presentata anche come una solidarietà preventiva. “Se non ti vaccini farai morire il nonno!” Ora, seriamente, perché questo avvenga, si debbono realizzare tutte queste condizioni: 1-devo incontrare il virus 2-devo contrarre la malattia ed essere contagioso 3-devo trasmetterla al nonno ignorando le precauzioni 4-il nonno si deve ammalare in forma grave 5-il nonno non deve essere curato adeguatamente. Dovrei vaccinarmi io, nipote, estraneo alle conseguenze covid, (correndo tutta una serie di rischi collaterali) quando basta tutelare il nonno con i vaccini (se è vero che funzionano) oppure con le cure (che ci sono)? Mettiamo anche in conto che morire a 90 anni, covid o non covid, rientra nei processi naturali della vita, mentre imporre un trattamento sanitario di dubbia utilità e alto rischio ad un universitario è una aberrazione logica, giuridica e sanitaria. Davvero un nonno richiederebbe questo al nipote?
Ma andiamo oltre. Fino a che punto si può pretendere che la solidarietà preventiva condizioni la vita delle popolazioni? Immaginiamo una malattia rara, che produce reazione oftalmica alla vista di abbigliamenti color rosso: vieteremmo per legge a tutti di indossare vestiti rossi? O cercheremmo una cura per chi ne soffre, inventando magari un paio di occhiali che schermano il rosso? Immaginiamone un’altra, che produce infiammazione all’orecchio all’ascolto del suono “U”: vieteremmo per legge a tutti di pronunciare quella lettera? O cercheremmo una cura, inventando magari un paio di cuffie speciali che filtrano il suono? Per l’allergia ai pollini dei pioppi, tagliamo tutti i pioppi o cerchiamo rimedi medici per chi ne soffre? Per la puntura delle api, sterminiamo tutte le api o cerchiamo rimedi farmacologici allo shock anafilattico? Per una pandemia la cui mortalità mondiale è dello 0,0005, vacciniamo obbligatoriamente tutto il mondo o cerchiamo e applichiamo le cure?
La solidarietà sarà non visitare un amico indossando vestiti rossi, cercare di non pronunciare la “U” in sua presenza, non portarlo ad un pic-nic sotto i pioppi… Pretendere un’azione di solidarietà preventiva, indifferenziata, estesa obbligatoriamente a tutti è, a mio avviso, un assurdo, logico, giuridico e sanitario.
Illustrazione di copertina: Geoff McFetridge