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Promesse da marinaio

Tutto l’edificio della dittatura emergenziale si regge oggi ancora su una menzogna originaria, da cui deriva una catena di effetti insensati. La menzogna, propalata trionfalmente da tanti governi quasi un anno fa, è quella secondo cui la vaccinazione di massa era l’arma decisiva che avrebbe eliminato il virus e riportato la normalità.

Che fosse una bugia gli “esperti”, le voci della Scienza, non lo potevano ignorare: nessun coronavirus o virus della famiglia influenzale è mai stato debellato da un vaccino, a causa di mutazioni continue. Figuriamoci da questi, elaborati in fretta e furia senza adeguata sperimentazione.

Eppure loro, e i governi che li esibiscono come bocca della verità per darsi autorità, la hanno imposta con una narrazione martellante e a senso unico perché sapevano che nelle loro società greggi di pecoroni terrorizzati chiedevano di essere rassicurati da un rimedio magico, definitivo. E hanno deciso di approfittarne il più possibile per ampliare il loro potere, travolgere ogni argine ad esso.

Dalla bugia originaria discendevano due corollari, pure instancabilmente diffusi dalla grancassa propagandistica a canali unificati:

1) l’immunizzazione data dai vaccini sarà definitiva, o quasi;

2) la vaccinazione di massa indiscriminata è l’unico modo per porre fine ai lockdown.

E i greggi di pecoroni hanno creduto alla bella favoletta. Dimenticando che tutte le epidemie virali sono finite soltanto con la immunizzazione naturale data dalla circolazione dei virus.

Oggi appare in tutta evidenza come quella promessa fosse una promessa da marinaio: dovunque, il virus continua a circolare quanto e quando vuole, colpendo equanimemente siringati e non, passando con indifferenza sopra qualsiasi restrizione. I vaccini sono serviti a diminuire le forme gravi della malattia negli anziani, che sono quasi l’unica parte di popolazione a rischio, ma il loro effetto dura pochi mesi.

Se si fosse detta la verità, se si fosse detto che erano fortemente consigliati a quelle persone, insieme a farmaci adatti, e che il resto della popolazione poteva vivere normalmente, salvo qualche precauzione proprio per salvaguardare i fragili, governi ed esperti avrebbero mantenuto una credibilità. Invece, pur davanti alla dimostrazione della fallacia di quelle promesse, essi continuano a negare la realtà, seppellendosi nel ridicolo.

I vaccini funzionano così così, “scadono” presto, ma in compenso per fortuna non c’è più nessuna emergenza per le strutture sanitarie? La risposta è sempre la stessa, ripetuta fino alla nausea: vaccinare tutti, vaccinare di più, vaccinare anche i ragazzi e bambini che non rischiano niente dal virus, vaccinare per le varianti del virus con gli stessi sieri che funzionavano già così così con l’originale, vaccinare i già vaccinati ancora una, due, chissà quante volte, a tempo indeterminato.

Per di più, nonostante si continuino a sostenere le virtù taumaturgiche dei sieri esistenti, si reintroducono contemporaneamente in molti paesi proprio quelle restrizioni – confinamenti, mascherine, chiusure – che si era giurato sarebbero state definitivamente cancellate dai sieri stessi.

Una risposta paranoica, totalmente insensata, insultante per l’intelligenza. Ma incredibilmente tanti pecoroni, ipnotizzati dal ricatto morale e da un oscuro senso di colpa indotto, ci credono ancora.

L’Italia è il più inverosimile laboratorio di questo governo manicomiale. Un laboratorio in cui alla fissità paranoide, alla più totale assenza di logica nella comunicazione istituzionale si aggiunge il cinico e sadico gioco di eccitare l’odio delle greggi zelanti contro quelli che vengono indicati come colpevoli del persistere di un'”emergenza” unilateralmente, artificialmente tenuta in vita dalle istituzioni stesse: quelli che rifiutano l’idolatria del siero salvifico e miracoloso – anche se non ne negano la relativa utilità; quelli che osano dubitare, ragionare, chiedere conto a chi governa delle sue bugie, della sua incoerenza, delle sue inutili, persistenti e ingiustificabili forzature autoritarie; quelli che pretendono da chi governa il rispetto dei principi costituzionali su cui il suo potere dovrebbe fondarsi.

Prof. Eugenio Capozzi

Illustrazione di copertina: Leonardo Santamaria

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