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Riflettere è gratis

Riprendo volentieri Eugenio Capozzi (professore presso l’Università degli Studi di Napoli), i cui dati aggiornati sono praticamente coincidenti con quelli che tre settimane fa ho riportato io. Il che mi lascia spalancata la porta del dubbio e il diritto di pormelo. Senza negare l’esistenza di un virus, ma non ritenendo affidabile la scelta narrativa che se ne è fatta.

Realismo. E basta.

“Eccesso di mortalità in Italia nell’inverno 2014/2015, dovuto in massima parte alle conseguenze dell’influenza stagionale: 54.000. Eccesso di mortalità da febbraio a novembre 2020 legata al Covid (morti CON Covid, non necessariamente PER Covid): 57.647.

Nel 2015 nessuno ha chiuso negozi, bar, ristoranti, scuole, università, palestre, piscine, musei, concerti, eventi sportivi. Nessuno ha limitato la libertà personale e quella di circolazione. Nessuno ha imposto il coprifuoco. Anzi, dei morti in più nessuno si è neppure accorto, inclusi virologi, epidemiologi, zanzarologi. Se ne è accorto solo l’ISTAT un anno dopo.

Se all’inizio del 2020 non fosse stato lanciato il grande allarme pandemia, molto probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto nemmeno questa volta. Sarebbero stati solo numeri statistici.

Invece, la “narrazione” ha trasformato un’epidemia virale stagionale e il suo prevedibile impatto su popolazioni sempre più anziane in una tragedia apocalittica”.

Aggiungo che fra i ritardi di applicazione dei piani di emergenza, gli errori di protocollo, gli stop a farmaci e cure alternative, errori di classificazione, scorpori e comunicazioni non corrette, in presenza di dati non trasparenti (da febbraio 2020 ne ho fatto il punto centrale dell’analisi) e di revisioni a posteriori su quanti pazienti avrebbero potuto essere salvati (ne abbiamo notizia tutti i giorni), gli oltre 93.000 morti potrebbero effettivamente diventare fra i 50.000 e i 60.000, dato perfettamente sovrapponibile a quelli rilevati dall’Istat.

Lucio Rizzica

Illustrazione di copertina: Sebastien Thibault

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