Roberto Speranza è uno, ma dietro di lui sono milioni
Come noto FdI ha chiesto di sfiduciare il ministro della Salute Roberto Speranza. A difendere il ministro si sono mobilitati 130 intellettuali, artisti, giornalisti, ecc ascrivibili all’area della sinistra che hanno firmato un manifesto che rigetta ogni tipo di accusa mossa al ministro. Il problema centrale però non è Speranza, ma ciò che rappresenta Speranza per una buona fetta degli elettori di sinistra. Speranza è il teorico della sospensione della costituzione poiché l’unico diritto da tutelare è quello della salute, mentre gli altri sono opzionali. Speranza è l’uomo della guerra totale e della repressione poliziesca a chiunque contestasse le singole misure di profilassi, a chiunque uscisse di casa per motivi che non concernessero la produzione e il consumo di beni essenziali, è il cacciatore di runners e pisciatori di cani visti come untori e distruttori della comunità nazionale.
Per Speranza la profilassi della pandemia ha sempre avuto due scopi: uno di tipo medico scientifico di limitare i morti e il collasso degli ospedali, un altro (dichiarato più volte nel suo libro ritirato in fretta dagli scaffali appena uscito) di ortopedia di massa del cittadino medio, visto come individualista, edonista, indisciplinato. Questo ha portato Speranza a fondere in un unicum organico Scienza (intesa come religione) e le proprie posizioni filosofico-politiche (intese come scientifiche, quindi non negoziabili né criticabili), creando quel mostro ideologico-politico che è postdemocrazia pandemica, dove un élite composta da economisti, virologi, politici, militari, ecc impone e ritira norme senza alcun dibattito pubblico né parlamentare, si rifiuta di rendere pubblici e quindi controllabili da esperti indipendenti i dati su cui sostiene di prendere le decisioni, etichetta come “fascisti”, “complottisti”, “negazionisti”, ecc tutti coloro che chiedono spiegazioni o contesto l’operato di tale élite.
Il problema non è quindi Roberto Speranza, che è un politico fra molti altri a cui la pandemia ha dato il potere pratico di influenzare ogni aspetto della vita degli italiani, ma il fatto che una cospicua parte dell’elettorato di sinistra veda in Roberto Speranza la realizzazione dei propri valori, modi di pensare, aspirazioni collettive. L’autoritarismo, il disprezzo per il dibattito pubblico e il rendere conto ai cittadini dell’operato degli “esperti”, la confusione fra Scienza e morale, l’idea che solo attraverso la repressione e la coercizione l’italiano possa migliorare eticamente diventando un adulto responsabile e civile, ecc tipici del pensiero e dell’agire di Roberto Speranza trovano in chi si riconosce nell’area di sinistra un’ eco profondo, che porta a galla ricordi che sembravano dimenticati di uno Stato onnipresente nella vita del cittadino, di un ethos collettivo a cui tutti gli individui sono obbligati ad inchinarsi, pena l’essere bollati come fascisti, untori, negazionisti, ecc uno Stato cioè che divide nettamente i buoni dai cattivi, l’umano dall’inumano, il cittadino da chi non ha alcun diritto ad esserlo.
Ripetiamolo: il problema non è Roberto Speranza, sono i milioni di cittadini che vedono in lui il proprio ideale politico ad essere il vero problema.
Foto di copertina di Helga Stentzel