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Sabbia negli ingranaggi

Avevo spiegato più volte, nelle settimane scorse, come e perché i tele-virologi andassero attaccati ripetutamente e delegittimati implacabilmente.

Non certo per “odio” personale, bensì per la loro funzione strategica di cerniera e intermediazione tra apparati di stato e multinazionali.

In altre parole, se colpisci i virologi colpisci il progetto Great Reset, ovvero il progetto di privatizzazione dell’amministrazione pubblica e di tutta una serie di funzioni basilari e strategiche dello Stato.

Come si è visto settimane fa con il Consiglio d’Europa che votava contro il passaporto vaccinale, con la Merkel che apriva al vaccino russo e altro ancora, il progetto di acquisizione della governance occidentale messo nero su bianco da WEF e OMS, è ben lungi dall’essere concluso e, forse, su quella che era stata fino a oggi una marcia trionfale si stanno presentando i primi inciampi.

Per la prima volta, Walter Ricciardi si ritrova isolato, difeso dal solo collega in terrorismo mediatico Massimo Galli. Isolamento, debolezza e conseguente reazione scomposta.

Una svolta da personaggio shakespeariano: come dei Macbeth o dei Riccardo III, dinanzi alla struttura di potere che gli crolla intorno, questi uomini intoccabili fino a qualche giorno fa, reagiscono furibondi.

L’interruzione dell’emergenza significherebbe un rallentamento gigantesco per la “quarta rivoluzione industriale” e per le aziende Big Tech che da questa pandemia stanno guadagnando miliardi.

Quindi, possiamo scommettere che nei prossimi giorni le strategie terroristiche su nuove pandemie s’intensificheranno oltre misura.

Ma forse, seppure troppo poco e troppo lentamente, all’interno degli apparati di stato cominciano a maturare resistenze.

Questo significa che il nostro ruolo di piccole gocce nell’oceano del flusso telematico, non è inutile ma anzi può inscriversi in una strategia politica: anche noi possiamo contribuire a gettare sabbia negli ingranaggi.

Ora, con Ricciardi, Galli e compagnia, più che mai occorre andarci giù duro e fare proprio il proverbio “bastonare il cane che annega”.

Ne va, semplicemente, della nostra vita e del nostro futuro

Riccardo Paccosi

Illustrazione di copertina: Davide Bonazzi

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