Sempre la stessa minestra in tutte le salse
Vai al cinema e trovi la solita storia a sfondo lesbico, con un richiamo storico al Male Assoluto e un’occhiatina complice ai migranti, meglio se neri, più una tiratina di erbe ecocompatibili. Peggio ti senti se vai a teatro, dove adattano a quel presente corretto e a quel presepe ogm anche autori antichi, drammi e opere del passato, travestiti e parlanti con le solite menate di oggi. Poi ascolti la musica somministrata dai media e vedi e senti gruppi di musicanti ossessivi, di quelli che rompono i timpani e non solo, coi loro rumori e le loro grida bestiali di dannati in preda ad allucinazioni, osannati ogni giorno dai media, che lanciano il solito messaggio sui diritti gay e dintorni. Che grandi, si preoccupano dell’Umanità e dei Diritti… Vai in libreria e trovi un nugolo di libri dei più vari autori che dicono tutti la stessa cosa: basta con le identità, accogliamo il diverso, ripudiamo tutto quel che sa di tradizioni, radici, civiltà, famiglie, salviamo il pianeta in pericolo, attenti al nazi che rialza la testa, apriamoci al mondo entrando però tutti dalla stessa parte, percorrendo tutti lo stesso cammino di progresso ed emancipazione. Ridicolo questo elogio del diverso nella ripetizione dell’Uguale. Ti rifugi in chiesa e senti il Principale ripetere le password dell’epoca: accoglienza, poi la solita invettiva contro i muri e i confini, lo stesso pacchetto di precetti e condanne. La Chiesa smette di essere la Casa del Signore e diventa un gommone per trasportare migranti nell’odiato occidente.
Torni a casa nauseato e in tv il tg di Stato è il riassunto in cronaca e pedagogia di massa di quel rosario anzidetto, sbriciolato in una marea di episodi e servizi, intervistine da passeggio, anniversari e predicozzi per ammaestrarci. Non sono organi d’informazione ma fogli d’istruzione per conformarsi alle regole impartite. I talk show sono poi la messa cantata di quei pregiudizi e ogni sera si chiamano quattro esorcisti (tre più il conduttore) contro un diavolo per affermare la santa fede. Gli influencer sui social e nei video, ripassati a uncinetto coi loro tatuaggi e ridotti a tappezzeria vivente, veicolano il Non-Pensiero Unico e Conforme e fingono di farlo da spregiudicati anticonformisti, ribelli che sfidano il potere e rischiano grosso: ma la loro predica è del tutto conforme a quel minestrone, è solo un Marchettone alla medesima ideologia al potere, con ricco rimborso a piè di lista. La Monoidea coi suoi corollari passa col conforto della fede e il beneplacito delle istituzioni nei sermoni dei Massimi Rappresentanti interni e internazionali del Mondo Migliore.
Per una volta, anziché reagire, inveire o salvaguardare la tua incolumità mentale sottraendoti al tam tam, ti metti nei panni di costoro – il regista, l’attore, il cantante o il suo gruppo, l’intellettuale, lo scrittore, lo storico, la ballerina, il papa, il Presidente (uno a caso), il giornalista, il conduttore, l’influencer – e chiedi: ma non provate un po’ di vergogna e noia col vostro copia e incolla permanente? Non vi sentite un po’ macchiette e macchinette, pappagalli del mainstream, soldatini di piombo e pupazzi allineati come al calcio-balilla, ripetitori automatici dell’Unica Opinione Ammessa e Protetta? Non vi crea nessun disagio ripetere in massa sempre la stessa cosa, dire sempre le stesse otto tesi d’obbligo, fino all’ennesima dose, e fingere che siano pensate, sofferte e originali mentre sono prefabbricate, anzi premasticate e predigerite? Non vi sentite un po’ miserabili, con le vostre banalità seriali, non vi sentite delle nullità con un cervello-adesivo che non pensa ma si appiccica alle pareti del Palazzo e si uniforma al mainstream? Dov’è la vostra intelligenza, la vostra libertà, la vostra dignità, il vostro coraggio civile, nel ripetere sempre in coro quel rosario di precetti partoriti dallo Spirito del Tempo?
Agli altri invece cresce sempre di più la tentazione opposta: ma a che serve leggere, vedere un film, un’opera teatrale, ascoltare un gruppo musicale, seguire i tg, la tv e i media in generale, ascoltare un’opinione, sentire cosa dicono i Massimi Capi e Presidenti, se ci devono dire tutti le stesse cose del giorno prima, dell’anno prima; le medesime cose che ci ripetono a ogni grado e livello, con sfumature leggermente diverse, magari derivate dal timbro di voce e dall’inflessione? È un’istigazione a farsi selvatici, a ignorare tutto e tutti, a non vedere, non leggere, non sentire quello che si ricava da questo Rimbombo Infinito. Certo, con qualche fatica, cognizione e intelligenza, si può trovare anche qualcosa di diverso; basta cercare. Però gli ipermercati dell’Ovvio offrono con enorme visibilità quei prodotti uniformi con l’istigazione a conformarsi a loro. Non li ho citati per nome perché hanno smesso di essere persone e di esprimere messaggi personali; sono prototipi, moduli, si presentano come pale eoliche, tutti uguali, fissi, mossi dallo stesso vento; e citandone uno farei torto a tutti gli altri. Comunque ciascuno può facilmente risalire, dar loro un nome e una faccia. Ogni riferimento non è affatto casuale.
Si può fare qualcosa? Sì, usare il cervello e l’intelligenza critica, non farsi intimidire, non farsi isolare né addormentare; cercare alternative, denunciare le censure, portare allo scoperto i tanti che non la pensano così. Però una cosa va fatta prima di tutte: non lasciate il mondo in mano a loro, non sentitevi intrusi, non professatevi estranei, non chiamatevi fuori, perché il mondo non è loro, è anche vostro. Bucate quei palloni gonfiati.
Illustrazione di copertina: Marco Goran Romano