Società

Senza se e senza ma

Siamo giunti evidentemente a uno snodo delicatissimo per il regime tecno-paternalista covidista italiano. I suoi esponenti (politici, “esperti”, media) davanti all’evidenza di totale inutilità di norme restrittive rispetto alla situazione epidemica attuale, e davanti alla convergente tendenza di quasi tutti i paesi occidentali all’abolizione delle restrizioni residue, moltiplicano i segnali di “ritorno alla normalità”, ma in realtà cercano di fare un astuto gioco delle tre carte per mantenere in piedi il più possibile i poteri d’eccezione e le limitazioni alle libertà dei cittadini.

Si comincia a capire quale sarà la loro strategia: da un lato non prorogare ulteriormente (pare!) lo stato di emergenza e prorogare, forse indefinitamente, il green pass per chi ha fatto tre dosi di vaccino; dall’altra confermare l’obbligo per lavoratori e over 50, che significa obbligo di fare un’altra dose per quasi 20 milioni di cittadini, e apartheid continua per tutti quelli che non si conformeranno.

Inoltre, come molti osservatori hanno già fatto notare, green pass prorogato, persino potenzialmente “eterno”, vuol dire che il governo mantiene attaccato un “jack” nel corpo di tutti i cittadini, connesso a un dispositivo che, anche se spento o “verde”, può essere in ogni momento riattivato o tornare “rosso” e diventerebbe lo strumento ordinario di un regime della sorveglianza biopolitica/poliziesca/fiscale incompatibile con ogni ordinamento liberale.

Con ogni probabilità nelle prossime settimane assisteremo, da parte delle voci del regime, a un continuo esercizio della “neolingua” più spudorata. “Ma come”, risponderanno alle richieste di abolire il green pass, “non vedete che siamo tornati alla normalità? Che siamo tutti liberi di fare quello che vogliamo?” Il tutto mentre anche per andare a prendere un caffè o prendere l’autobus si dovrà continuare a mostrare il proprio certificato vaccinale, e i “paria” (compresi i vaccinati con due dosi e guariti) continueranno a essere lasciati senza lavoro e fuori da ogni diritto civile. E attraverso questa retorica di normalizzazione falsa il regime cercherà di scavallare l’estate. Finché in autunno un qualsiasi nuovo virus darà ad esso il pretesto per ricominciare la giostra emergenziale, con nuove compressioni delle libertà e obblighi, e una nuova stretta al collare della sorveglianza.

Per contrastare questo piano è necessario non fare assolutamente nessuna concessione, nemmeno lessicale, e contestare alla radice una normalizzazione che tale assolutamente non è né potrà mai essere.

Occorre, pazientemente, censire e diffondere l’informazione su ciò che succede all’estero, in genere occultata e distorta sistematicamente dai media propagandisti, rimarcando quotidianamente come altrove green pass (laddove esiste, ed è comunque molto meno rigido che da noi) e obblighi vengano aboliti, non sospesi o prorogati. E ricordando senza stancarsi che le costituzioni non consentono di valicare certi argini. Che no significa no, e no green pass significa cancellarlo senza se e senza ma.

Prof. Eugenio Capozzi

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Illustrazione di copertina: Owen Gent

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