Società

Si salvi chi può

Chiedono il cessate il fuoco, e gli inviano le armi. Pregano per la pace, e chiedono di intervenire militarmente. Odiano i novax italiani, e vogliono salvare quelli ucraini dalle pallottole per poi regalargli l’apartheid. Si indignano per l’invasione russa, e appoggiano quelle americane. Si commuovono per le sofferenze di altri popoli, poi approvano la condanna alla fame dei loro concittadini e auspicano per loro campi di concentramento.

Condannano le manifestazioni in piazza per la difesa dei diritti fondamentali, terrorizzati da una malattia chiamata influenza, e poi manifestano loro, per la difesa degli stessi diritti, ma di altri popoli.

I contagi – la loro ossessione quotidiana per due anni – improvvisamente non sono più un problema. Si strappano i capelli per la guerra verso la quale la tv gli ha ordinato di dimenarsi, e se ne fregano di tutti gli altri conflitti armati in corso nel mondo, di cui nemmeno sanno l’esistenza.

Tra aperitivi, Netflix e Amazon, c’è sempre un buon motivo per aggiungere alla foto profilo di Facebook il nastro di una zuccherosa buona causa grazie a cui provare la comoda ebbrezza di sentirsi dalla parte giusta. Intanto, i loro beniamini eco-chic-rosa-liberal congelano i conti correnti di manifestanti, arrestano i dissidenti, li emarginano, li silenziano sui social media, (o muoiono “misteriosamente”, tutti di infarto).

Picchiano gli studenti, calpestano le costituzioni, mettono alla fame i loro cittadini se rifiutano di avvelenarsi con farmaci più pericolosi del virus che pretendono falsamente di prevenire, impongono sanzioni a paesi che osano respingere le loro condizioni, perseguitano chiunque ponga qualche dubbio o riflessione.

Detengono ininterrottamente Assange per aver fatto il suo lavoro di giornalista con la schiena dritta, e poi piagnucolano per altri che subiscono la stessa sorte in paesi musulmani.

Riducono i sindacati a camerieri delle aziende e del governo, assoldano scienziati per diffondere falsità, aprono centrali a carbone per fare un dispetto a chi gli vendeva il gas, trasformano i media in uffici stampa stalinisti.

Promuovono una società basata sulla competizione, sul ‘mors tua vita mea’ e sul darwinismo sociale, sul nichilismo materialistico.

Avviano un reset collettivo agli ordini di uno sconosciuto pensionato di Davos, senza chiedere “a” ai cittadini. Istituiscono una patente di affiliazione alle autorità dal cui possesso dipende la partecipazione stessa alla vita quotidiana.

Applicano quotidianamente il lavaggio del cervello alle masse, si inginocchiano come servi al volere di una potenza che 75 anni fa, con bombe e armi, venne a intestarsi una liberazione da un male che risiedeva in noi stessi, trasformandoci nei loro ripugnanti camerieri.

Eppure, nonostante questa montagna cancerogena di ipocrisia e violenza, continuano ad autoproclamarsi “i buoni”, i “giusti”, i “democratici”. Abituati ormai a credere alle proprie stesse bugie, si autodefiniscono “mondo libero”. Senza rendersi conto che Putin -o chi per lui ad interpretare questo ruolo- , non è che il loro alter ego esterno, l’oggetto proiettivo dei loro stessi intestini sfaceli, la propaggine simbolica della loro stessa decadenza, l’impietoso riflesso del loro dietro le quinte.

Folle o meno, cattivo o no, piaccia o non piaccia, il popolo russo crede ancora in qualcosa che va al di là del materiale. Noi non crediamo in nulla, se non nel dollaro e soprattutto nella finzione. Noi siamo gli uomini vuoti, gli uomini impagliati. Cuori di tenebre… Quel mondo marcio e vacuo all’interno del quale siamo trincerati, finto progressista, non è che il camuffamento cognitivo perfetto per incubare le nostre pulsioni oscure ed estremiste, di cui il potere si serve risvegliandole a piacimento con semplice click mediatico per orientare ogni nostra opinione e comportamento contro noi stessi. No, non c’è più niente da fare per le persone comuni.

Ingenui o conniventi, calcolatori o in buona fede, ignoranti o, al contrario, astuti travisatori, la maggior parte di noi si è giocato il cervello e l’anima, ammesso che alcuni l’abbiano mai avuta o peggio, che abbiano mai avuto il desiderio di averne una. Il dado è tratto: le masse lotteranno fino alla fine per i loro manipolatori e/o padroni. Hanno connesso il loro desiderio di vita al vortice del dominio, non c’è più niente da salvare. Hanno immolato il contenuto sedotti dal contenitore. Hanno preferito lo Spirito del Tempo a quello del Profondo. Convinti di sostenere la vita, stanno procedendo volontariamente verso il baratro.

Non c’è da illudersi. Se anche si calmeranno le acque, ai piani alti non si fermeranno finché sulla Terra non ci sarà un solo padrone, una sola idea, un solo modo di essere, un solo pensiero, un solo stile di vita, una sola forma mentis, finché la gabbia invisibile che vogliono estendere non coinciderà con i confini stessi del pianeta.

Purtroppo non avverrà nessun cambiamento o un incredibile scatto di consapevolezza. Coloro che sono risvegli, se ne hanno la possibilità, lascino subito l’Italia. Per tutti gli altri, si salvi chi può.

Alex Tattoli

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Illustrazione di copertina: Tang Yau Hoong

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