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Storia, contemporaneità e fede

È di questi giorni notizia di una conferenza organizzata dal Vaticano. Chissà se a Nicea nel 325 DC fossero consapevoli dell’importanza storica di ciò che stavano promulgando e delle relative future conseguenze. 
Potremmo oggi essere in un momento simile, la nascita di un nuovo credo Tecnocratico, la riunione dopo secoli del potere Temporale e Spirituale, una nuova iconoclastia tecnologico-sanitaria, la nascita a tavolino di un nuovo Spirito Santo e di un Credo in forma digitale con la conseguente repressione di ogni eresia, definita tale dal potere costituito. Tutto già visto. Oppure no. 

In fondo, cosa ne sappiamo noi di fatti accaduti migliaia di anni fa. Come possiamo affermare di essere a conoscenza di ciò che accadde, per esempio, negli anni comprendenti la supposta nascita e morte di Gesù. Vi sono miriadi di fonti, che spaziano dai vangeli riconosciuti a quelli definiti apocrifi, testimonianze che attraversano secoli di rivisitazioni e guerre religiose, trascrizioni a posteriori di frasi dette e azioni fatte da un Uomo vissuto 2021 anni fa. 

Operando ricerche incrociate, come vuole la scienza storiografica, nel tentativo di fare un po’ di chiarezza ma inevitabilmente passando attraverso l’esempio di come l’uomo contemporaneo diffonda le notizie e gli avvenimenti nel periodo in cui viviamo e di cui abbiamo, se non altro, esperienza diretta, e se crediamo – come io credo – che l’umanità abbia sì avuto una evoluzione tecnologica ma in sostanza non sia cambiata negli atteggiamenti basilari della propria natura, il che significa notizie trasmesse di generazione in generazione, filtrate attraverso la visione “soggettiva” di chi le ha riportate e non “oggettiva” sulla base di puri fatti accaduti e di cui si sarà probabilmente persa la memoria, quando addirittura non manipolate dalle convenienze del momento; tenendo presente poi che prima di Martin Lutero nessuno che non fosse educato e istruito in convento avrebbe potuto leggere i testi sacri (ammesso di esserne in grado), la conoscenza doveva essere solamente trasmessa attraverso i prelati, il grande dubbio permane e si consolida. Dove sta la verità? Ecco una domanda senza risposta.

A questo punto cosa resta: avere Fede.

Féde [lat. fĭdes] (Fonte: Enciclopedia Treccani)
1. Credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull’autorità altrui più che su prove positive. 
2. Il complesso delle proprie credenze, dei principi fermamente seguiti. 


Se, malauguratamente, dovessi spiegare il concetto di Fede, potrei portare come esempio una simbologia che nel linguaggio musicale è definita “legatura di portamento”. Le note comprese in questa legatura vanno interpretate quasi senza distinzioni tra loro, fluidamente. Solo un orecchio allenato ed esperto riconosce le differenze tra una nota e l’altra, chi ascolta la frase in questione ne coglie il risultato nel suo insieme. Ed è esattamente lo scopo di chi compone la suddetta frase musicale. Niente dettagli, solo un risultato finale piacevole all’ascolto. Il simbolo usato nella scrittura musicale dal compositore per segnalare questa interpretazione è un arco sovrastante le note in questione, come una “barriera” che protegge le singole note sottostanti da interpretazioni diverse da quella che il compositore stesso vuole in quella frase

Pensando al periodo in cui viviamo ora, ascoltando o leggendo discussioni popolari mi pare d’intravedere una enorme legatura di portamento che si riallaccia alla definizione 1 di fede (vedi sopra). 

Questo nuovo ordine mondiale, di cui ne è grande promotore il cattolicesimo romano, che a mio avviso si cura meno delle anime e più d’interessi globali, temo sarà veicolato attraverso un messaggio di Fede. Chi non abbia mai approfondito un indottrinamento, spirituale o no, chi non si sia mai soffermato con curiosità a riconoscere di quali note fosse formata una frase musicale al di là dell’interpretazione del  compositore, abbraccerà con entusiasmo tutto ciò che verrà loro predicato attraverso un messaggio di fede mista a paura, nonché di speranza in un mondo e in una umanità migliori secondo il credo indotto dall’alto. 

Poveri saranno allora quelli che, per conoscenza o semplicemente per intuito, appartenenti alla definizione di fede n.2 (vedi sopra), riconosceranno le note una per una e per questo saranno tristemente perseguitati. 

Se è vero che la realtà supera di gran lunga la fantasia, i peggiori incubi futuristi che abbiamo visto e letto negli ultimi decenni ci sembreranno poca cosa in confronto alla realtà tecno/spirituale/economico/sanitaria che si prospetta dinanzi a noi.

Ma forse è in errore chi sta scrivendo. Forse è proprio ciò che l’Entità Superiore ha previsto per l’umanità. Un Dio in croce con la mascherina, fedeli inoculati in continuazione e farmacodipendenti, ingabbiati salvo che per il tempo lavorativo, inconsapevoli della propria schiavitù, felici di servire lo Spirito Tecnologico in salute e sicurezza. Quella del burattinaio (o allevatore) soprattutto. Uomini e donne di comprovata Fede.

Il concilio di Roma come quello di Nicea, che segna una svolta epocale nel culto del Divino. 

Di quale Divino solo il tempo lo potrà svelare.

Paolo Botteschi

Illustrazione di copertina: Davide Bonazzi

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