Storie di falsa scienza e di vera menzogna
La cosa più ovvia nella costruzione di un regime fondato su una radicale menzogna che non è solo quella della pandemia, ma anche quelle delle false promesse diffuse per trent’anni dal neoliberismo di rapina, è la distruzione della scienza ovvero di un sapere obiettivo, fondato sulla discussione e sul dubbio sistematico, trasformandola in qualcosa che ha che vedere con il denaro, con il potere, con l’egemonia culturale e di conseguenza anche con l’ignoranza e l’autoritarismo culturale che dal centro promana verso il basso e pervade anche il piccolo clero a contatto col popolo.
Non so quante volte negli ultimi due anni ho letto e sentito di medici che forti della loro straordinaria ignoranza, forgiata dal contatto pressoché esclusivo con gli informatori delle multinazionali farmaceutiche, se la prendevano con gli infedeli colpevoli di non credere a tutte le chiacchiere pandemiche e venivano accusati di ciarlataneria. Qualche mese fa mi è persino toccato di leggere un articolo nel quale un luminare sosteneva che chi non credeva nell’efficacia assoluta dei preparati genici chiamati impropriamente vaccini, era un seguace di una medicina alternativa e persino di una antiscientifica medicina “ortomolecolare”. Povera creatura questo medicastro, evidentemente non sa che il termine “medicina ortomolecolare” deriva dal premio Nobel per la chimica Linus Pauling, e non è altro che l’applicazione della biochimica in medicina. I futuri medici devono sostenere un esame di biochimica nella prima fase dei loro studi o almeno era così ai miei tempi, e possono farlo memorizzando le cose come accade alla stragrande maggioranza oppure possono provare a capire qualcosa di una delle scienze naturali più complicate. Ma accade raramente e così succede che diano del primitivo o del negazionista a chi è attento alla complessità dei meccanismi biochimici del corpo umano: hanno un solo dio il vaccino e su quel Dio ci campano anche bene come i prevosti di campagna. E poi si trovano sempre imbecilli a 24 carati che ti chiedono se sei medico visto ti azzardi a parlare della pandemia.
Ma questa mutazione della scienza in uno strumento di potere è visibile benissimo proprio all’inizio della pandemia quando l’allarme è stato determinato da Neil Ferguson, professore dell’Imperial College di Londra che ha presentato ipotesi catastrofiche affermando che se non si fossero imposti duri blocchi, 500.000 cittadini britannici e oltre 2,2 milioni di americani sarebbero morti di covid entro l’anno, qualcosa che il sistema sanitario nazionale non avrebbe potuto reggere. La previsione era costruita attorno a un modello sbagliato, come lo stesso Ferguson ha ammesso nell’agosto del 2021, dopo aver dimostrato di non credere in prima persona alla narrazione angosciosa della cosiddetta pandemia, ma a quel punto non c’era più modo di riavvolgere il nastro. Il fatto è che Ferguson ha clamorosamente fallito tutte le previsioni:
- nel 2001, Ferguson ha previsto che fino a 50.000 sarebbero morte a causa del morbo della mucca pazza, provocando tra le altre cose il panico e l’abbattimento di 6 milioni e mezzo di bovini nella sola Gran Bretagna;
- nel 2005, Ferguson ci ha riprovato, prevedendo fino a 200 milioni di morti globali per influenza aviaria. Alla fine morirono solo poche centinaia di persone:
- nel 2009, Ferguson ha avvertito che 65.000 persone sarebbero potute morire a causa dell’influenza suina solo nel Regno Unito. Ma quando la polvere si è diradata, le vittime erano 1000 volte meno le previsioni. E’ stata tuttavia in quell’occasione e in quel fallimento che l’Oms decise di cambiare la definizione di pandemia, prescindendo totalmente dalla gravità di una malattia e prendendo a parametro solo la sua diffusione.
Ma anche nel 2020 Ferguson ha fallito completamente perché i tassi di mortalità sono enormemente inferiori al previsto, 0,15 in totale e dello 0,05% per le persone sotto i 70 anni. Ma come è possibile che uno rimanga al suo posto e rimanga ascoltato dopo tutti questi errori? Anche quando si è scoperto che il suo modello è un intrico di righe di codice poco coerenti che non danno mai la stessa risposta a parametri invariati?
In realtà ci si dovrebbe anche chiedere come mai questo signor Ferguson, laureato in fisica, pur non essendo un epidemiologo e nemmeno un medico come di solito viene detto persino (naturalmente è ironico) da Wikipedia, sia diventato in pochi anni presidente del Dipartimento di epidemiologia delle malattie infettive presso la Public School of Health e vicedirettore dello sviluppo accademico della Facoltà di Medicina dell’Imperial College London. Siamo di fronte alla negazione di competenze specifiche, comprese quelle in informatica, che alla fine danno i loro frutti. Non sarà che il signor Ferguson si è rivelato con i suoi clamorosi errori un vero e proprio tesoro per le aziende farmaceutiche che hanno guadagnato decine di miliardi per vaccini e farmaci che non sono serviti a nulla? Quante probabilità avrebbe di essere ancora in una posizione per la quale non ha competenze specifiche se le sue previsioni sbagliate non fossero state una straordinaria fonte di guadagno per la cupola di potere pandemico? Un esempio di come la scienza sia utilizzata a scopi di potere e dunque di come sia stata anche snaturata e sia ormai fatta da media, social e fact checker al di fuori di ogni plausibilità. Esattamente come col clima, abbiamo verità obbligatorie che sono falsità reali.
Lui ha creato una assurda curva epidemica che ci si è posti l’obiettivo di appiattire, ma in realtà tutto è congegnato appiattito le società occidentali dove si è creata povertà e discriminazione.
Illustrazione di copertina: John Holcroft