Storie di ordinaria idiozia
Il 26 aprile l’Italia riapre e tornerà il colore giallo. Questo il trionfale annuncio della stampa asservita al pensiero unico terapeuticamente corretto.
A parte l’esultanza per avere adesso una catena al piede un po’ più lunga, che pare rendere implicita la legittimazione della schiavitù, i media glissano su alcuni particolari che confermano che chi decide queste regole è un demente, e lo dico senza tanti giri di parole.
Intanto riapriranno a cena solo i ristoranti nelle regioni gialle che abbiano anche un dehors, vale a dire posti all’aperto: gli altri? Si arrangino.
Il 26 aprile non è detto che la sera sia possibile stare fuori senza il rischio di un’infreddatura che – ci scommetterei – provocherebbe la corsa al tampone e tutti dovranno praticamente lottare contro il tempo, perché gli idioti hanno confermato il coprifuoco alle ore 22 (i Nazisti, durante l’occupazione, erano stati più generosi e lo avevano fissato alle 23.00).
Allora, invece di diluire i flussi dei clienti, è stato deciso di concentrarli tutti dalle 19.00 (un orario per noi latini decisamente insolito) alle 20.00-20.30, perché è chiaro che dovere essere a casa alle 22.00 comporterà uno stress di clienti e cucine. Sì, perché si dovrà calcolare il tempo per fare ritorno alla carcerazione domiciliare (perché di questa si tratta) senza incorrere nelle sanzioni che abbiamo già visto essere possibili, anzi, probabili, da parte di alcuni che hanno dimostrato di essere più zelanti dei Bravi di manzoniana memoria. Gli assembramenti, quindi, saranno inevitabili e siamo certi che i clienti che indugeranno a finire il dolce saranno redarguiti: “Kompagno, alzati, il tuo turno è finito, tocca agli altri!”.
E c’è gente che esprime gratitudine al “lieder massimo” per il “coraggio dimostrato” nelle riaperture.
I virologi tranquillizzano: non ci sarà la quarta ondata! Beh, si va incontro all’estate, lo sa anche un analfabeta che con il caldo, le influenze passano. Ma è merito della restrizioni. E c’è chi ci crede.
L’idiozia è molto diffusa, e per rilevarla, non c’è bisogno nemmeno di un tampone.
Sotto, il vero volto di un’Italia calpestata nella quasi indifferenza di molti: una ristoratrice che ha perso tutto, ma potrebbe essere il gestore di una palestra, un albergatore, un artista, un barista, e via dicendo…
Illustrazione di copertina: Davide Bonazzi