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Ti scappa? Ma quanto ti scappa?

Uccello in gabbia, non canta per amor, canta per rabbia. Così, almeno, sosteneva la nonna, che campò più di novant’anni, allevò figli e nipoti e sopravvisse a due guerre mondiali. Bisogna prenderla in ridere, un po’ per celia, un po’ per non morire. Più invecchiamo, più diventiamo anarchici. Anarchici per gerarchia, come gesto estremo di disprezzo per la piramide rovesciata di un mondo dove i pazzi conducono i ciechi, noi, la maggioranza.

Stamane, chi scrive ha approfittata del diritto – graziosamente concesso ai sudditi dalla Loro Maestà Governative e Anticontagio- di consumare un caffè al bar. Il locale, per fortuna dei titolari, ha un giardino e ci si può quindi sedere e degustare una tazza fumante senza il misero contenitore di carta e la paletta “stuzzicadenti” per mescolare la bevanda. Problema: abbiamo chiesto di usare i servizi, sì, insomma, di andare in bagno. Il barista- un amico con cui ci diamo del tu – ha spiegato che non era possibile. Ha mostrato, sogghignando, un memorandum dell’associazione di categoria con il comunicato di Palazzo Chigi, secondo cui “l’uso dei servizi igienici posti all’interno del bar e dei ristoranti non può essere consentito, salvo che nei casi di assoluta necessità “. Proprio vero che il governo non ha a cuore i bisogni del popolo…

Luca, il barista, che cerca di prenderla in ridere, dopo oltre un anno di zone rosse, arancioni, gialle e birulò (il colore inesistente con cui dalla nostre parti si designa qualcosa che non ha senso), ci ha sottoposto a stringente interrogatorio. Ti scappa? ma quanto ti scappa? Forse dovremo girare muniti di una certificazione del gastroenterologo o, per i signori di una certa età, dell’esame del PSA per la prostata. Ci resta un’unica speranza, che il potere – che sopravvive benissimo all’inefficienza, all’imperizia e alla corruzione – non sopravviva al ridicolo.

Espletato il bisognino corporale (grazie, Luca, per averci creduto!) abbiamo deciso di rassegnare le dimissioni da sudditi della Repubblica Italiana, fondata sul lavoro, libera, democratica, antifascista e chi più ne ha, più ne metta. A pensarci bene, nessuno può dimettersi da suddito; può solo tentare di spezzare le catene o, almeno, avvalersi del diritto naturale di resistenza contro l’ingiustizia, l’abuso e anche il ridicolo. Abbiamo effettuato un breve viaggio in treno: ad ogni fermata, una lunga tirata sulle prescrizioni anti-Covid, con le minacciose intimazioni dell’intervento della forza pubblica per chi non ha la mascherina ben calzata. Forti, perfino violenti con i miti e i giusti, debolissimi con i prepotenti. Nulla di nuovo.

Anni fa eravamo in procinto di assistere a un’importante partita internazionale. Era previsto un forte afflusso di tifosi stranieri definiti pericolosi. Uscimmo di casa con in tasca esclusivamente il biglietto dello stadio, la carta d’identità e una banconota da diecimila lire (oh, perché non torni, perché, tempo passato?) oltre ovviamente alle chiavi di casa. In fila all’entrata, il poliziotto di servizio ci mise le mani in tasca, estrasse il mazzo di chiavi e ci apostrofò con volto truce: “e se getta in campo le chiavi?”. Rispondemmo prontamente che saremmo dovuti rincasare con l’aiuto dei pompieri. Controreplica: non faccia lo spiritoso! Un signore dietro di me, che tratteneva a stento le risate, si autodenunciò: “agente, io ho portato le scarpe!”

L’idiozia burocratica non ha limiti o confini. Quando avemmo la disavventura di subire il furto del portafogli, un premuroso poliziotto ci chiese. “Ma io come faccio a identificarla?” Non lo sapevamo allora e non lo sappiamo adesso. Sappiamo per esperienza professionale, tuttavia, che le autocertificazioni si chiamano così perché sono accettate dall’autorità salvo controlli a posteriori e- ovviamente- l’evidenza della cattiva fede. Addirittura, le pubbliche amministrazioni hanno, tra gli obiettivi che assegnano agli uffici dipendenti, il controllo successivo di un certo numero di autocertificazioni, nell’ambito del principio di “compliance” tra cittadino e pubblica amministrazione. Tradotto dalla lingua di legno, significa attenersi a un certo criterio, quello della fiducia. Chissà se vale per i dimostranti facinorosi, per chi viola il coprifuoco, magari per spacciare o rubare.

Fatto sta che il nostro barista si è attenuto, inconsapevolmente, alla compliance e ci ha permesso di utilizzare la toilette. Bontà sua, lo Stato di diritto è salvo. O forse no. C’era bisogno di un eminente banchiere centrale per vietare l’uso della toilette e proibire la consumazione al banco. La domanda fatidica: ti scappa? Ma quanto ti scappa? Mandrake poteva lasciarla a un Toninelli qualunque, a uno di quelli che “uno vale uno”, o agli sgherri più sciocchi.  Ci piacerebbe regalare ai nostri governanti (parola grossa: amministratori in conto terzi) una perla della sociologia e della letteratura, una preziosa vaccinazione contro il virus della stupidità: il libro di Fruttero e Lucentini La prevalenza del cretino.

Roberto Pecchioli

Illustrazione di copertina: Wayne Mills

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