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Tu chiudi la discoteca che io ballo al Festival di Sanremo

Perché Sanremo è Sanremo e soprattutto perché loro sono loro e voi, come sempre, non siete un. Signore e signori, va in onda il Festival dei fiori di plastica dove tutto è apparecchiato ma ogni portata è fasulla e massimamente offensiva: quello che vale per “gli inferiori”, ossia chi, recluso in casa, guarda, non conta per le ugole di rame e di stagno sull’Ariston, quello che al popolaccio è severamente vietato, lì dentro, in quello scrigno del nulla, è allegramente consentito.

Le discoteche, per esempioancora sbarrate fino al 10 e Amadeus che fa? Trasforma il teatro in una discoteca sfacciata, noi possiamo, noi siamo noi. E già che l’Ariston sia pieno, mentre le stagioni teatrali soffrono e i locali restano off limits, dovrebbe fare incazzare come rinoceronti. A Sanremo, inoltre, essendo un festival inclusivo, non si formalizzano, non pretendono di sapere, non si permettono di farsi gli affari tuoi: il direttore Colella ha scoperto, una illuminazione, che “quelli sulla salute sono dati sensibili” per cui non va chiesto a nessuno se sia vaxxinato o meno, greenpassato o meno. In sessanta milioni non possono andare a prendere le sigarette, salire su un autobus, prendere un caffè al bar, ritirare la pensione in posta, respirare senza che qualche rompicoglioni gli intimi, fuori il QR, però se sei al Festival e canti, ci hai i dati sensibili. Djokovic non poteva giocare in Australia, ma se molla la racchetta e piglia il microfono (come un anno fa), in Riviera nessuno gli dice niente e men che meno gli sfruculia il lasciapassare.

Chi ha detto che la storia si ripete passando da tragedia in farsa? Caro vecchio Marx, si vede che non eri mai stato in Italia dove tutto parte come farsa e finisce in tragedia. Di uomini ridicoli, più che uomini soli. Come fai a prendere per serie le restrizioni, che in realtà sono costrizioni, degne di uno stato concentrazionario, quando poi le vedi rinnegate a questo modo, sempre per qualcuno più uguale? Quando un regime demenziale ti impone le mascherine en plein air fino al 10, dopo no “perché c’è san Valentino”? Quando la pandemia tutti i viventi si porta via, men che a Sanremo dove non passa forse per decreto ministeriale, sicuramente per sponsor, cassetta e propaganda (piddina: what else?)?

Festival dei privilegiati, dei marchesini del Grillo, dei paragnosti che predicano bene, vedrete Saviano quanto predicherà, e razzolano come razzo gli pare. Ora, farsi fare la predica sanitaria da questi imbonitori festivalieri, francamente anche no; poi ciascuno guardi quello che vuole, continui a farsi male fin che vuole, in Italia bondage e sadomaso non sono reati, almeno finora, e speriamo che dalla cabina di regia non esca un dpcm che lo rende obbligatorio, il Festival, come il greenpass, altrimenti ti arriva a casa la polizia e ti sequestra il maxischermo. A proposito: il divieto di disco resta in vigore fino al 10. Giusto giusto la settimana dopo il Festival. E se qualcuno a questo punto pensa male, sicuramente fa bene: tu chiamali, se vuoi, vili affaristi.

Max Del Papa

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CulturaIdentità / Illustrazione di copertina: Maguma

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