Un virus gourmet
Ero in auto, quando dall’etere mi è arrivato il messaggio di una voce ferma ma suadente che propagandava il “gusto del futuro”. Che non è quello delle patatine San Carlo, malgrado il persuasore fosse lo chef televisivo Cracco, abitualmente impaginato in cucine algide o mentre terrorizza aspiranti marmittoni che sognano di diventare i sacerdoti della celebrazione del riso al salto nobili, stavolta convertito alla pubblicità progresso per nobili cause.
Dopo essere stato convinto dal sindaco Sala a prestarsi per “Not in Milano”, insieme a altri tre testimonial, la designer Margherita Maccapani Missoni, la gallerista Rossana Orlandi e il manager di Satispay Alberto Dalmasso, la campagna rivolta ai businessman, emiri, finanzieri, speculatori immobiliari, perché “ritornino” nella Capitale Morale dopo la mesta parentesi del Covid, a costo di andarli a stanare come i disertori ultrasessantenni, il cuoco ha generosamente offerto la sua immagine per la comunicazione istituzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, sulla vaccinazione anti-Covid 19, dal titolo “Riprendiamoci il gusto della vita”, con spot audio e video diffusi dalla Rai e che saranno diffusi anche sugli altri media e sui canali social, dove compaiono due dita aperte a formare una V.
Pur avendo effettuato una ricerca approfondita non sono venuta a capo del costo dell’impresa anche se si sa che 100 milioni sono stati destinati a convivere i riottosi calabresi renitenti al magico preparato, altri 50 destinati a prodotti di comunicazione per le reti locali.
Sicuramente non si è badato a spese anche se, ammettiamolo, non occorreva tutto questo impegno di star e influencer, tra Cracco, Amadeus, Mara Venier, Paolo Bonolis, Federica Pellegrini, Roberto Mancini, Francesco Pannofino, Marcell Jacobs, Ambra Angiolini, J-Ax, e poi un medico, una bagnina, una personal trainer, una coppia di sposi, se universalmente stampa quotidiana e periodica, televisioni, major dei social, talk show occupati dalla passerella virologica e, indirettamente, gli sceneggiatori di serie e soap che ambientano le loro tranche de vie nella pandemia, hanno da subito fatta propria la narrazione delle autorità e si sono prodigate come il volonteroso esercito volontario del Generale incaricato della campagna militar- vaccinale.
Ci sarebbe anche da interrogarsi sul potere di persuasione di certi fior d’antipatici, se non fosse che appunto hanno conquistato una collocazione influente grazie a contraffazioni della realtà, miti consumistici e spesso già consumati, passata la moda del momento, costruiti dal mercato per il mercato dei citrulli, come appunto spericolati impiattatori, bollitori di uova sottovuoto, estrattori di umori da convertire in spume insapori molto costose.
Ma tutto fa per promuovere la causa del settore trainante l’economia, quello della paura, e per favorire la suggestiva divisione manichea della società in buoni e cattivi, virtuosi e carogne, Bene e Male, per la soddisfazione di quelli che così si sentono dalla parte giusta.
Primeggiano quelli che la parte giusta, quella dei potentati, dei padroni, l’hanno sempre frequentata e che oggi provano la voluttà di “esporsi” in nome del bene comune, del senso di responsabilità e in difesa dei più deboli. Come il giornalista che dopo una vita all’ombra di Caracciolo, De Benedetti, Gedi, approdato da augusto pensionato o liquidato a dirigere una simpatico avanzo del passato, Gilioli, non si allinea con quelli che a gran voce pretendono che i cosiddetti no vax si paghino le cure mediche. Eh no, dice, la nostra è una civiltà superiore e uno Stato di diritto e vanno curati né più né meno di rapinatori, assassini e balordi vari. D’altra parte è normale che largheggi chi ha potuto da sempre combinare i servizi della cassa previdenziale, via via ridotti a causa delle abitudini dissipate di penne illustri, con assicurazioni più generose e prestigiose.
Immagino che abbia potuto godere dello stesso trattamento Goffredo Buccini del Corriere che un paio di giorni fa ha pubblicato un “gustoso” reportage dal mondo opaco e trasgressivo di chi rifiuta i vaccini di BigPharma, soffermandosi come dice il titolo sulle loro ossessioni, i loro tabù e le loro balzane credenze dagli effetti collaterali, agli inspiegabili decessi improvvisi. Lo scritto assume toni inquietanti e millenaristi quando insinua che dietro a questa formazione oscura che si è esibita in piazza e che si esprime nei social non avendo altra tribuna in regime di monopolio delle autorità e della maggioranza vociante, suggerisca e agisca un pezzo di società silente, forse una loggia? Forse bande nere o troppo rosse? Forse sodalizi segreti e stregoneschi che vogliono minare con le istituzioni patrie, la Scienza promossa a nuova religione di Stato.
“Insomma, scrive, un vortice di alto e basso, rimedi della nonna e credenze escatologiche… in faccia ai «sacerdoti dell’ordine economico mondiale», vera, odiatissima Spectre dei No vax”. E precisa che si tratta di un mix di “fascisti e lunatici, anarcoidi e adepti di QAnon, arruffapopoli o soltanto poveri cittadini confusi al punto da mischiare il lasciapassare verde con la gialla stella imposta agli ebrei”.
Dobbiamo a qualche cronista poco avveduto la rivelazione della verità, che a difendere i diritti di tutti, a tutelare le libertà di scelta prima che ci esproprino di tutte le altre libertà già compromesse, a pensare che questo non sarà un complotto ma si manifesta come l’esito di una cospirazione per demolire quel che resta delle democrazie occidentali, sono quelli che hanno capito da subito chi erano i burattinai e tecnici al servizio dell’ordine economico mondiale, talmente impegnato a dividere a creare disuguaglianze e discriminazioni, che si preoccupa di pagare, con la benedizione del governo, il salario ai propalatori di menzogne tossiche.
ilsimplicissimus / Illustrazione di copertina: Sergio Ingravalle