Una piazza per sfera ebbasta
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Una Piazza a Sfera Ebbasta

L’Italia è quel posto in cui commissioni e amministrazioni si oppongono alla dedica di vie o giardini a Oriana Fallaci, una delle più grandi e lette scrittrici italiane nel mondo, e poi ti trovi a leggere la notizia di una piazza dedicata a tal Gionata Bocchetti, in arte Sfera Ebbasta.

Potremmo già concludere qui, dopotutto che altro ci sarebbe da aggiungere.

E probabilmente è anche sbagliato limitarsi all’ennesimo sdegno verso un’Italia alla deriva, dato che lo spaventoso vuoto di valori, di cui il noto trapper ne rappresenta uno dei simboli, è un problema di certo non circoscritto al nostro paese, ma è figlio di una non-cultura sempre più globale e omologata che ha perso qualsiasi riferimento e identità.

È un lento e inesorabile declino che non riguarda solo una generazione cresciuta a pane e social network dove diventa un simbolo da seguire chi accumula più follower o like; riguarda tutti noi che continuiamo ad alimentare una società in cui il vuoto lasciato da relazioni, emozioni e sentimenti autentici è stato colmato da questi modelli.

Nel 2020 ci hanno lasciato, tra gli altri, Ennio Morricone e Eddie Van Halen. Due grandi, all’apparenza opposti, ma uniti dal Genio, dalla capacità di segnare la storia, di stimolare ed emozionare generazioni. Ma ogni volta che un grande ci lascia, ci sentiamo un po’ più soli, più poveri di riferimenti culturali e artistici che non possono essere rimpiazzati da un panorama affollato di trapper, influencer e star di Instagram.

Nella foto del sindaco di Cinisello Balsamo non posso far altro che vedere quella targa come una lapide, la definitiva morte dell’arte come l’abbiamo sempre vista e che da sempre ha arricchito le civiltà. Quella foto è il simbolo di questi tempi bui e di una società profondamente malata; poco importa se, a quanto pare, si tratta di un riconoscimento temporaneo o simbolico.

E per favore evitiamo di metterla sempre sul piano della politica spicciola, nella solita dicotomia destra-sinistra.

Il sindaco in questione è di destra, ma sono di sinistra le schiere di pseudo-intellettuali e opinionisti che, anzi, vedono in Sfera Ebbasta una povera vittima del sistema, o che hanno scomodato i grandi del passato come esempio per farci capire che ogni epoca hai suoi artisti “maledetti”.

Non so voi, ma sono stufo di questi progressisti-a-tutti-i-costi, così tolleranti verso tutto ciò che è frutto della modernità anche di fronte ai più palesi esempi di degrado culturale, così doppiopesisti che da una parte supportano i movimenti “#metoo”, manifestano contro i femminicidi e dall’altra sorvolano su testi di trapper che sono un concentrato di sessismo e odio verso le donne.

Se a questo si aggiunge il fatto che il pubblico di riferimento è quello dei giovanissimi, la questione diventa ancora più grave e preoccupante.

Quanto al forzato e fuori luogo paragone con gli artisti “ribelli” del passato, bisognerebbe ricordare a certi fenomeni del politically correct che gente come David Bowie, Jim Morrison, Lou Reed, Frank Zappa, Jagger, Lennon, Hendrix con la loro musica, e non solo attraverso i loro eccessi e le loro provocazioni, hanno rappresentato i sentimenti sociali e politici di generazioni, muovevano folle e ideali di cambiamento, stimolavano sogni di speranza.

Era la musica che toccava le coscienze, capace di cambiare il mondo. O quantomeno ci provava.

Ci sarebbe bisogno eccome che la musica oggi riprendesse in mano quel ruolo di ribellione, di denuncia, quel messaggio di libertà senza paura di non sentirsi allineati.

Ma i trapper non sono nulla di tutto questo. Si fermano alla superficie, la rivoluzione la fanno con le storie di instagram, gli ideali sono apparenza senza contenuti, il mondo ridotto a un luogo virtuale in cui l’unico scopo è liberare i propri bisogni e desideri e ciò che conta per vivere felici è raggiungere la fama e i beni materiali. Non c’è alcuna prospettiva oltre la proiezione di sé stessi.

E il fatto di arrivare a premiare con un riconoscimento un personaggio che rappresenta tutto questo è un gioco molto pericoloso perché significa legittimarlo come un modello da seguire e affermare il suo potere di influenzare le nuove generazioni, il mondo di domani.

Questo è uno stralcio del testo di una sua canzone:

“Hey troia! Vieni in camera con la tua amica porca, quale? Quella dell’altra volta. Faccio paura, sono di spiaggia, vi faccio una doccia, pinacolada, bevila se sei veramente grezza, sputala, poi leccala, leccala” e ancora “solo con le buche, solo con le stupide, ‘ste pu**ane da backstage sono luride. Che simpaticone! Vogliono un caz*o che non ride, sono scorcia-troie. Siete facili, vi finisco subito”

Mario Percudani

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