Cultura

Una torta in cielo e la grande sollevazione dei bambini

Una minaccia sconosciuta, il panico, lo stato di emergenza, un comitato di scienziati saccenti e paurosi, un generale dell’esercito, un vigile. E poi strade chiuse, intimidazioni, cannoni puntati, bambini sani portati a forza in ospedale… Un romanzo sul covid-19? No, La torta in cielo di Gianni Rodari, 1964.

C’è un romanzo forse poco noto di Gianni Rodari – pubblicato a puntate sul “Corriere dei Piccoli” nel 1964 e poi uscito come libro due anni dopo – che se venisse scritto oggi porterebbe l’autore dritto dritto sul banco degli imputati. Se non in tribunale, almeno in quei tendoni mediatici dove si sprecano parole stupide e si affibbiano etichette per delegittimare chiunque faccia traballare i sacri totem e gli innominabili tabù, che sia per ragionare, o per ridere, o per riaffermare alcuni valori umani forse accantonati. Quei tribunali del popolo dove, nonostante gli schermi di ultima generazione, il mondo appare in bianco e nero, le persone sono bidimensionali, i loro pensieri sono preconfezionati e preincasellati. Ma, come sempre è stato, il serio compito dell’immaginazione e la grammatica della fantasia ridicolizzano e spazzano via queste infauste sceneggiate e i loro lugubri sacerdoti.

Parlo de La torta in cielo: forse il più bel libro per bambini sul covid. Ha più di cinquant’anni e naturalmente non parla di covid. Parla però di molte cose – a parte il virus – che l’emergenza covid ha portato con sé. A partire dalla necessità per i bambini di rapportarsi con adulti diventati improvvisamente paurosi, arroganti, isterici e grotteschi, pieni di certezze che poi si dimostrano infondate, pronti a negare ciò che appare lampante, del tutto dimentichi delle cose essenziali: come il bene dei propri figli, per esempio.

Accade un fatto misterioso, inspiegabile e forse pericoloso: nel cielo sopra una borgata romana compare uno strano oggetto tondo e voluminoso simile a una torta enorme. Tutti pensano che sia in disco volante o un’astronave. Viene dichiarato lo stato di emergenza. La zona è interdetta e militarizzata. Nessuno può uscire di casa, camminare per le strade. La soluzione deve essere per forza militare: arriva l’esercito, si puntano i cannoni, gli elicotteri compiono ispezioni.

Una bambina piccola di nome Rita e il fratellone Paolo hanno la spregiudicatezza di credere che le cose siano quello che sembrano: e che quel disco volante che sembra una torta sia a tutti gli effetti una torta. Quando un pezzetto del disco volante si stacca e precipita proprio nel loro balcone, i due bambini ne hanno la prova: è proprio una torta nel cielo, ed è pure buona.

Intanto, per venire a capo del mistero e trovare una soluzione, è stato formato un comitato speciale composto da due scienziati-professori, un generale dell’esercito, un vigile urbano del quartiere (che è anche il padre dei bambini).

Le riunioni di questo comitato sono qualcosa che farebbe rotolare in terra dal ridere qualunque lettore, se solo non ci ricordassero così tragicamente l’imbarazzante inadeguatezza di troppi personaggi che nelle vicende che stiamo vivendo hanno avuta troppa voce in capitolo, condizionando e minando la vita di troppe persone, e il senso stesso della vita sociale, su basi del tutto irrazionali. Tutta questa storia fantastica, in verità, farebbe morire dal ridere adulti a bambini, se non fosse suo malgrado una metafora delle orribili metafore che sono state inopportunamente usate, in tutti questi mesi, per avvalorare l’autorità di chi si è dimostrato privo di autorevolezza e avvedutezza e, per contro, assai dotato di vanità e smania di potere.

Rodari non si fa nessuno scrupolo a ridicolizzare queste “autorità”, politiche, militari, sanitarie. Lo fa in tutti i suoi libri, del resto. Nei romanzi come Le avventure di Cipollino, nelle più piccole filastrocche, come L’accento sulla A. A quel tempo il problema era la bomba atomica: la storia parla di questo. Ma era anche il rapporto delle persone con le autorità e con le strutture di potere di ogni genere.

L’apice del divertimento si ha quando un campione dell’oggetto misterioso – la torta – viene portato al comitato e i due scienziati decidono che, per verificare quanto sostenuto dalla bambina (di cui non si fidano), qualcuno debba assaggiarlo. Purtroppo per loro si mettono in trappola da soli: perché a quel punto tutti si aspettano che siano proprio loro a farlo, gli esperti. I professori se la fanno addosso, ma nascondono la paura dietro un fiume di paroloni. Per prendere tempo si mettono perfino a bisticciare tra loro, pur dicendo le stesse cose. Insomma, si devono girare diverse pagine prima che i due si decidano a ingerire quel materiale. E poi? Scoppia il putiferio: si sentono male, avvertono dolori dappertutto, sono certi di essersi avvelenati, di essere lì lì per morire, hanno tutti i sintomi di tutte le malattie mortali. Vengono portati di corsa all’ospedale, insieme a Rita – nonostante l proteste di lei, che si sente benissimo. Interrogati dai medici, però, i professori non sanno indicare dove esattamente sentono male. Oh… Era soltanto suggestione! Nel dubbio, comunque, e considerato il loro stato, non gli viene negata una sedazione.

Rita, ricoverata a sua volta suo malgrado – un TSO, diremmo oggi – non se ne sta buona buona nel letto con le mani in mano: socializza con i bambini e i ragazzi ricoverati e racconta a tutti la fantastica novella della torta super-buona, che nel frattempo è andata ad atterrare su una collina. La più grande delle ragazze ricoverate fa una telefonata per spargere la notizia: in pochi minuti tutti i ragazzi e i bambini della città sono in fibrillazione. I piccoli ospedalizzati formano una specie di brigata e se la danno a gambe: scappano dai reparti, a decine, di fronte ai medici e agli infermieri esterrefatti che non sanno che fare. Attraversano le strade così come sono, in pigiama e camicia da notte, alcuni con le braccia ingessate. Camminano, gridano, chiamano. Tutti i bambini rispondono al richiamo: corrono via dalle scuole inseguiti dalle maestre, escono dalle case inseguiti dai genitori, i chierichetti scappano dalle chiese inseguiti dai preti… E chi li potrebbe fermare? Il corteo è sempre più nutrito, e quando infine raggiunge la collina con il disco volante commestibile…

Non vi dico altro. La storia è molto più lunga, intricata, avvincente ed esilarante di questi pochi episodi che ho riportato. Ma datemi retta: leggete questo libro, leggetelo voi, leggetelo ai bambini che amate. Procuratevi magari l’edizione originale con le illustrazioni di Bruno Munari (da poco ristampata); oppure quella successiva con i disegni di Altan; entrambe meravigliose e impagabili.

Leggetelo: perché la fantasia, il buonumore e la voglia di irridere autorità inadeguate e irresponsabili – del tutto incapaci di contemperare i diritti e di tutelare la generazione dei figli – è forse tutto quello che ci resta. E in fondo è abbastanza.

Carlo Cuppini


L’intero racconto si può ascoltare qui.

Vi propongo un estratto del film omonimo girato da Lino Dal Fra nel 1974. Il regista ha sottolineato il messaggio politico della storia – antiautoritario, antimilitarista e anti-adulti-arroganti – e per questo ha avuto non poche difficoltà a far arrivare il film nelle sale. Oggi è pressoché introvabile.

Questa è un’altra clip, con un pre-fantozziano Paolo Villaggio nei panni del ridicolo e presuntuoso generale.

Qui invece ci sono le pagine originali del “Corriere dei Piccoli”, un prezioso cimelio editoriale.

Fonte: Militanza Del Fiore

Foto di copertina: Jimmy Williams

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